Voglio la mamma. Di famiglia ce n’è una sola
“Perché sono venuto? Il punto di partenza è un piccolo libro, questo piccolo libro rosso che è ‘Voglio la mamma – Da sinistra contro i falsi miti del progresso’ con cui voglio provare ad affermare la verità. Oggi fare questo sembra un atto di arroganza”. E’ cominciato da questa affermazione di principio l’intervento di Mario Adinolfi, protagonista applauditissimo dell’incontro dibattito “Voglio la mamma – Di famiglia ce n’è una sola” organizzato dal Forum delle associazioni familiari Marche lo scorso 8 novembre a Loreto, un evento reso possibile grazie anche al patrocinio dello stesso comune di Loreto. Adinolfi 43 anni, attualmente sposato con Silvia Pardolesi e padre di 3 figlie, è giornalista scrittore e politico. Inizia la sua militanza nella Dc di Mino Martinazzoli e, conclusa quell’esperienza, contribuisce alla fondazione del partito democratico; è stato candidato alle primarie nazionali, anche se quest’anno non ha rinnovato la tessera del Pd. Credente autentico, che non nasconde i suoi limiti, tanto da autodefinirsi un “pubblicano”. Il titolo del libro” Voglio la mamma”, scaricabile gratuitamente su Internet, per volontà stessa dell’autore… un “po’ meno dell’editore” come ha raccontato sorridendo Adinolfi, gli è stato suggerito direttamente da sua figlia, un giorno che aveva la febbre, mentre lui la accudiva, dopo alcuni minuti ha esclamato proprio “Voglio la mamma”.Tornando al discorso della verità il giornalista ha chiesto ai presenti se “i bambini nascono ancora da papà e mamma a Loreto?” Alla risposta affermativa Adinolfi ha ribadito che è così “i bambini nascono da un papà e da una mamma da millenni. Oggi vogliono dirmi che questa è un’opinione, a qualche bambino si vuole togliere la mamma per via giudiziaria e un po’ per via politica. Affermare queste cose costa e chi come me e altri lo fa, viene coperto di insulti”. Tanti i temi trattati a partire dalla contrarietà al matrimonio omosessuale “che non significa che sono contro le coppie omosessuali”: è solo che temi come “nascita, amore e morte, non sono temi etici ma essenziali perché riguardano l’essenza della vita”. Bisogna fare attenzione perché “in questo momento c’è in atto un’offensiva antropologica che trasforma le persone in cose. E qual è il fattore che trasforma le persone in cose? Il denaro”. E qui Adinolfi ha fatto l’esempio di Elton John, sposato con un uomo, che con il denaro si è comprato prima una donatrice di ovuli, poi ha preso un utero in affitto (che il moderno linguaggio politically correct chiama gestazione per altri o meglio ancora gpa, di modo che anche con le parole il concetto non dia fastidio); lo sperma che ha fecondato la donna era dei due “padri” mescolato. Quel bambino Zac, “per contratto non conoscerà mai il padre e la madre. Poi quando è nato è stato letteralmente strappato dal seno della madre e, lo ha detto la stessa pop star, questo ha determinato un momento di imbarazzo e dolore. Poi siccome il bambino, nel tempo, continuava a piangere, hanno fatto arrivare tramite corriere il latte dagli Stati Uniti dalla donna che lo ha partorito per cercare di lenire il suo dolore”. Lo scrittore ha sottolineato che oggi il “male compiuto è compiuto scientemente. Ci sentiamo imbarazzati a dire che una coppia omosessuale compra un bambino, ma è così. Nel mio partito mi dicevano che non dovevo parlare di certi argomenti perché sono ‘divisivi’: il fatto è che a sinistra si è instaurato un pensiero radicale che è terrificante. Ma tra il diritto del ricco gay borghese e il diritto del bambino chi devo difendere?” Sempre svolgendo il filo del ragionamento della trasformazione delle persone in cose Adinolfi ha messo in evidenza come le “cose sono eliminabili: per esempio il prodotto fallato è il bambino down visto con l’amniocentesi che porta a una terribile statistica ovvero che il 97% dei bimbi down sono abortiti”. Dire come oggi va di moda che bisogna “vivere una vita degna di essere vissuta è una boiata pazzesca: la verità è che sopprimere costa meno che curare”. Partendo dal recente caso di Brittany, Adinolfi ha infatti esclamato “rifiuto l’idea che la morte di mia nonna, mentre le tenevo la mano, con le piaghe da decubito e col pannolone, si debba considerare una morte non dignitosa!” Ha invitato a reagire, Adinolfi, “perché il popolo siamo noi. C’è un problema di timidezza anche da parte del mondo cattolico: ma lo stesso papa Francesco dice che bisogna opporsi alla cultura dello scarto. Quella che si sta combattendo è una battaglia di civiltà, c’è di mezzo il destino dei nostri figli. Mi dicono che sono retrogado e bigotto: ebbene rispondo che c’era un tempo in cui le persone si compravano e si uccidevano i bambini malnati: erano i tempi dell’impero romano di 2000 anni fa. I retrogadi sono quelli che mi vogliono riportare a quell’epoca”.
L’incontro è stato aperto da Paolo Perticaroli, presidente del Forum, che attualmente si compone di 23 associazioni, movimenti e organizzazioni che operano a livello locale e nazionale, nello spirito di quanto evidenziato dalla “Carta dei Diritti della famiglia” (Santa Sede 1983). “Come Forum Marche da qualche mese ci stiamo riorganizzando, -ha evidenziato Perticaroli – io stesso sono stato eletto da poco e questa è la nostra prima uscita pubblica su tematiche inerenti la difesa della Famiglia come soggetto sociale. Come ha magistralmente indicato San Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio: ‘Il compito sociale delle famiglie è chiamato ad esprimersi anche in forma di intervento politico: le famiglie cioè devono, per prime, adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non offendano, ma sostengono e difendono positivamente i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono crescere nella coscienza di essere protagoniste della cosiddetta politica familiare e devono assumersi la responsabilità di trasformare la società. Diversamente saranno le vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza”.