Il primo dicembre è la giornata in cui si ricorda la figura di Charles De Foucauld, definito da papa Francesco “il fratello universale”: morto da solo, martire, ucciso, lui unico cristiano in mezzo ai Tuareg di Tamanrasset, è stato proclamato santo il 15 maggio del 2022. Proprio lo scorso primo dicembre questa straordinaria figura è stata al centro di una veglia di preghiera al Santuario di Santa Maria Apparente, animata da un gruppo di persone provenienti da diverse parrocchie della diocesi e oltre, che vivono la spiritualità di Fratel Carlo di Gesù. Erano presenti all’evento il parroco, don Emilio Rocchi, il vice parroco, don Mario Moriconi e il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Gianpiero Palmieri. L’evento ha preso il via alle 19, nella cappellina, con la preghiera di adorazione, seguita, alle 20.30, da un’apericena condivisa; alle 21.30 è cominciata la veglia vera e propria costruita sull’ascolto, in forma teatrale, di alcuni testi della spiritualità di Nazareth, in modo particolare tratti da un libro di Carlo Carretto “Il Dio che viene”, testo ripubblicato quest’anno dall’Editrice Ave con introduzione di Luigi Alici. La lettura dei brani è stata accompagnata da alcuni gesti come rovesciare un vaso di sabbia su un telo e accendere tutti i lumini, dopo aver spento le luci, a simboleggiare l’esperienza del deserto, come luogo della ricerca di Dio nel silenzio di una notte stellata; o portare davanti all’altare, trasformato in una tenda, un’elegante caffettiera con una tazzina e apparecchiare, in una sorta di invito all’accoglienza verso la sorella o il fratello che la vita ti pone davanti; infine i gomitoli di lana, che sono stati lanciati e srotolati in modo che i fili unissero tutti, a significare l’importanza delle relazioni in un’ottica di fraternità universale a cui, come cristiani, siamo chiamati in prima persona. I gesti e le letture sono stati accompagnati dal bravissimo trio di Macerata “Giovani armonie”, composto da Leonardo (tastiere), Alessandro (violino) e Alessia (chitarra e voce), che hanno concluso la veglia con l’Inno all’amore, un canto struggente basato sul celebre brano di San Paolo, musicato da Debora Vezzani.
“Dio se esisti, fa che io ti conosca” chiedeva il santo nel 1886, nella chiesa parigina di Saint Augustin: quando si rivolse all’abate Huvelin per “avere lezioni sulla fede cattolica”, il religioso lo fece inginocchiare per la confessione e gli fece fare la Comunione. Charles De Foucauld non aveva bisogno di “sapere” ma di vivere l’amore smisurato di Dio: in quel momento non doveva “riempirsi” ma spogliarsi totalmente, come Gesù a Nazareth, che per trent’anni aveva scelto il totale anonimato, deciso a prendere l’ultimo posto e a mescolarsi tra la gente come uno qualsiasi. Carlo Carretto, che aveva vissuto a sua volta l’esperienza del deserto, prima di tornare in Italia e fondare a Spello la Fraternità nel convento di San Girolamo, scriveva che “deserto significa innanzi tutto ‘abbandonare’. Sì, abbandonare le sciocchezze con cui abbiamo voluto costruire la nostra povera esistenza; abbandonare le nostre idee a cui eravamo così cocciutamente legati. Per giungere alla contemplazione del volto di Dio bisogna proprio perdere la ragione. E non solo l’idea di aver avuto ragione, ma la ragione stessa. Finché tu ragionerai, non sarai pronto alla visione di Dio. È per questo che la contemplazione comincia quando tu non mediti più, non interroghi più ma… ti lasci fare”. De Foucauld aveva deciso di recarsi a portare il suo “Beneamato” Gesù tra i Tuareg del deserto, dove non lo conoscevano, dove era l’unica presenza cristiana, l’unico prete, incamminandosi, forse senza nemmeno rendersi conto, verso un nuovo modo di vivere la Chiesa. Carretto con sentimenti appassionati scriveva: “Quanto mi sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità. No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te”.
Simona Mengascini
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