3 ottobre 2024

A colloquio con Keti Stipa e Simona Centioni della parrocchia di Santa Maria Apparente

A un anno dalla nomina come Responsabile del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, ritrovo Keti Stipa, della parrocchia di Santa Maria Apparente, per fare il punto della situazione: e se nell’intervista di allora potevo essere stata colpitadal suo essere prima donna, laica, a ricoprire questo ruolo nella nostra diocesi di Fermo, questa volta sono subito conquistata dal racconto di un piccolo miracolo. A gennaio di quest’anno, in occasione del Settenario della Madonna del Pianto, a Fermo, il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile supporta la serata dedicata ai giovani. Per l’occasione è stato invitato un sacerdote molto conosciuto, don Alberto Rovagnani, della Community Fraternità, e accorrono 600 giovani di tutta la diocesi. E cosa si sarà mai inventato, il giovane sacerdote, per avere un tale successo? La proposta forte e innovativa della serata è: Adorazione eucaristica, seguita da alcune testimonianze. Un evento di questo genere ha fatto uscire di casa, in pieno inverno, centinaia di ragazzi, che hanno fatto qualcosa di assolutamente contrario all’immagine che abbiamo di loro: si sono incontrati per pregare e per ascoltare. Nel corso dell’intervista, o meglio nel dialogo che abbiamo avuto, Keti ad un certo punto sottolinea con forza che “non è vero che i giovani non colgono le cose essenziali e importanti, spesso vengono sottovalutati. Quando lo scorso novembre abbiamo organizzato la GMG diocesana dei giovani a Corridonia, alla fine dell’evento, che era stato anche un’occasione di incontro con il vescovo Pennacchio, una ragazza mi si è avvicinata e mi ha detto: ‘io sono stata contenta perché non ci avete trattato da bambini”. 

Ma non renderei giustizia alla Responsabile e al Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, se non presentassi la terza protagonista di questo dialogo: Simona Centioni, trentaduenne della nostra parrocchia, per anni impegnata nel settore bambini, e poi giovani, del Movimento diocesano dei focolari. Simona è testimone di uno stile e di una scelta: lo stile, voluto da Keti, di costituire una equipe diocesana, che la affiancasse, attualmente composta da tredici persone, sei donne, quattro uomini e tre sacerdoti, perché “non avrei mai portato avanti questo servizio da sola”; e la scelta, fatta da Simona, che lavora e ha vari impegni familiari, di “mettersi a servizio della diocesi”, lasciando, dopo un periodo di discernimento e confronto, il servizio attivo nella parrocchia, nella convinzione di dover “far bene le cose”. Le persone inserite nell’equipe, che sono tutte alla prima esperienza diocesana, esprimono associazioni, movimenti ma anche i vari e vasti territori della diocesi: “il vescovo Rocco – raccontano Keti e Simona – lo sentiamo molto vicino ci accompagna, ci incoraggia,dandoci anche tanta fiducia”

Dei due grandi eventi che hanno caratterizzato il lavoro di quest’anno abbiamo già parlato, senza dimenticare appuntamentiimportanti, ma più “interni”, come il convegno della Pastorale giovanile a Sacrofano, che si è svolto dal 6 al 9 maggio 2024, e i diversi incontri che ci sono stati con le altre equipe della Pastorale giovanile delle Marche. Ma il vero lavoro enorme è stato, in questo primo anno, mettersi in ascolto di chi sta con i giovani. Gli incontri non sono ancora terminati, ma la ricchezza di questi momenti ha superato le aspettative. Per alcune realtà rivolte ai giovani, presenti nelle vicarie, è stata la prima occasione per incontrarsi tutti insieme: ognuna era legata alla propria parrocchia ma non conosceva gli altri gruppi e associazioni. A tutti è stato chiesto: “voi cosa vi aspettate dalla Pastorale giovanile?” e, soprattutto “di cosa avete bisogno?” perché, come ha ricordato Simona, “volevamo metterci a servizio senza sparare a caso”. Dai dialoghi è emerso che ci sono delle difficoltà comuni, come il fatto che i giovani ormai hanno tanti input e stimoli differenti e cercare di essere attrattivi con messaggi di una certa importanza e spessore non è sempre facile. Altra cosa che è sembrata orami evidente è che le esigenze sono cambiate e ampliate. Simona fa un esempio: “non possiamo più dare per scontato che i ragazzi siano liberi il sabato pomeriggio alle 15. Per anni abbiamo piazzato gli incontri in quel momento, oggi bisogna parlare con loro e scegliere insieme il giorno libero e migliore. Una delle richieste che ci è stata poi rivolta è quella di creare delle occasioni per far incontrare i giovani insieme”, ma prima, ha aggiunto Simona, “bisogna creare la mentalità del trovarsi e di cominciare a mettersi in un’ottica diocesana”; uno dei ruoli che il Servizio si propone, e che è stato anche richiesto, è quello di “fare rete”, ovvero portare a conoscenza dei giovani della diocesi delle iniziative più interessanti per loro, che si organizzano a livello di gruppi, movimenti, vicarie o parrocchie. Una funzione che non si potrà svolgere senza raggiungere uno degli obiettivi più importanti che l’equipe diocesana si propone, ovvero che il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile e gli altri Uffici diocesani “camminino insieme”: per Keti “l’esperienza del Sinodo che stiamo vivendo in questi anni ci insegna che dobbiamo sentirci sempre più famiglia. Ognuno ha un ruolo, ma la famiglia è una, la diocesi è una, e l’autenticità, la collaborazione e la corresponsabilità, anche verso i giovani, è di tutti”. 

Certo i problemi non mancano: la conformazione della diocesi, che è vastissima e differente, non aiuta e le parrocchie e le vicarie che si trovano più all’interno, e si spopolano, non riescono a garantire delle proposte con le loro sole forze. Altre vicarie e parrocchie meglio strutturate, al contrario non vogliono ulteriori impegni: trovare il giusto mezzo non è facile. Simona racconta che quella vissuta quest’anno “è stata un’esperienza sorprendente. Era tutto da costruire: ognuno di noi dell’equipe, ha contribuito con i propri talenti, energie e personalmente ho ampliato lo sguardo a tutti i giovani della diocesi. Ho capito che dovevo esserci ed esserci con il cuore”. Keti ricorda che “nello scorso anno sono stata interpellata da alcune realtà e persone della società civile: tutto si può fare ma il nostro è un servizio per i giovani nel nome della chiesa. Certo dobbiamo avere occhi e orecchie aperte: i giovani della diocesi hanno bisogno di ascolto, di non essere trattati da bambocci e di essere resi protagonisti”. 

Il tempo è tiranno, sia con il nostro dialogo sia con gli eventi che incombono: terminiamo parlando dei prossimi appuntamenti come la GMG diocesana, che si terrà il 23 novembre al Palazzetto dello sport di Grottazzolina, la serata dedicata ai giovani nel corso della settimana della Madonna del Pianto, a gennaio 2025 e il Giubileo dei giovani, dal 28 luglio al 3 agosto 2025, il grande appuntamento del prossimo anno a Roma.

Simona Mengascini