In allegato la Messa del Papa con i Giovani e la preghiera dell’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Erano presenti, insieme a Lui, anche due giovani della Diocesi di Roma in occasione della ricorrenza diocesana della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Di seguito, le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

Ricorrenza diocesana della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù

(21 novembre 2021)

 

Alle ore 10.00 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Santa Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, in occasione della ricorrenza diocesana della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cf. At 26, 16). Di seguito il testo dell’omelia.

 

Due immagini, tratte dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato, ci aiutano ad accostarci a Gesù Re dell’Universo. La prima, tratta dall’Apocalisse di san Giovanni e anticipata dal profeta Daniele nella prima Lettura, è descritta dalle parole: «Viene con le nubi» (Ap 1, 7; Dn 7, 13). Si riferisce alla venuta gloriosa di Gesù come Signore e fine della storia. La seconda immagine è quella del Vangelo: Cristo che sta davanti a Pilato e gli dice: «Io sono re» (Gv 18, 37). Ci fa bene, cari giovani, fermarci a contemplare queste immagini di Gesù, mentre iniziamo il cammino verso la Giornata Mondiale del 2023 a Lisbona.

Soffermiamoci allora sulla prima: Gesù che viene con le nubi. È un’immagine che parla della venuta di Cristo nella gloria alla fine dei tempi: ci fa capire che l’ultima parola sulla nostra esistenza sarà di Gesù, non la nostra! Egli – dice ancora la Scrittura – è Colui che «cavalca le nubi» (Sal 68, 5) e nei cieli manifesta la sua potenza (cf. Ibid., v. 34-35): è cioè il Signore, il Signore che viene dall’alto e non tramonta mai, è Colui che resiste a ciò che passa, è la nostra eterna incrollabile fiducia. È il Signore. Questa profezia di speranza illumina le nostre notti. Ci dice che Dio viene, che Dio è presente, che Dio è all’opera e che Dio volge la storia verso di Lui, verso il bene. Viene “con le nubi” per rassicurarci, come a dire: “Non vi lascio soli quando la vostra vita è avvolta da nubi oscure. Io sono sempre con voi. Vengo per rischiarare e far risplendere il sereno”.

Il profeta Daniele, però, specifica di aver visto il Signore venire con le nubi «guardando nelle visioni notturne» (Dn 7, 13). Nelle visioni notturne: cioè Dio viene nella notte, tra le nubi spesso tenebrose che si addensano sulla nostra vita. Ognuno di noi conosce questi momenti. C’è bisogno di riconoscerlo, di guardare oltre la notte, di alzare lo sguardo per vederlo in mezzo alle oscurità.

Cari giovani, guardare nelle visioni notturne! Cosa vuol dire questo? Avere occhi luminosi anche dentro le tenebre, non smettere di cercare la luce in mezzo alle oscurità che tante volte portiamo nel cuore e vediamo attorno a noi. Alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, non per fuggire, ma per vincere la tentazione di rimanere stesi sui pavimenti delle nostre paure. Questo è il pericolo: che ci reggano le nostre paure. Non rimanere rinchiusi nei nostri pensieri a piangerci addosso. Alza lo sguardo, àlzati! Questo è l’invito: alza lo sguardo, àlzati! È l’invito che il Signore ci rivolge, e al quale ho voluto fare eco nel Messaggio dedicato a voi giovani per accompagnare questo anno di cammino. È il compito più arduo, ma è il compito affascinante che vi è consegnato: stare in piedi mentre tutto sembra andare a rotoli; essere sentinelle che sanno vedere la luce nelle visioni notturne; essere costruttori in mezzo alle macerie – ce ne sono tante in questo mondo di oggi, tante! –; essere capaci di sognare. E questo per me è la chiave: un giovane che non è capace di sognare, poveretto, è diventato vecchio prima del tempo! Essere capaci di sognare, perché questo fa chi sogna: non si lascia assorbire dalla notte ma accende una fiamma, accende una luce di speranza che annuncia il domani. Sognate, siate svelti e guardate al futuro con coraggio.

Vorrei dirvi questo: noi, noi tutti, vi siamo grati quando sognate. “Ma davvero? I giovani quando sognano a volte fanno chiasso…”. Fate chiasso, perché il vostro chiasso è il frutto dei vostri sogni. Vuol dire che non volete vivere nella notte, quando fate di Gesù il sogno della vostra vita e lo abbracciate con gioia, con un entusiasmo contagioso che ci fa bene! Grazie, grazie, quando siete capaci di portare avanti i sogni con coraggio, per quando non smettete di credere nella luce anche dentro le notti della vita, per quando vi impegnate con passione per rendere più bello e umano il nostro mondo. Grazie per quando coltivate il sogno della fraternità, per quando avete a cuore le ferite del creato, lottate per la dignità dei più deboli e diffondete lo spirito della solidarietà e della condivisione. E soprattutto grazie perché in un mondo che, appiattito sui guadagni del presente, tende a soffocare i grandi ideali, non perdete in questo mondo la capacità di sognare! Non vivere o addormentati o anestetizzati. No: sognare vivi. Questo aiuta noi adulti e la Chiesa. Sì, abbiamo bisogno anche come Chiesa di sognare, abbiamo bisogno dell’entusiasmo, abbiamo bisogno dell’ardore dei giovani per essere testimoni di Dio che è sempre giovane!

E vorrei dirvi un’altra cosa: tanti vostri sogni corrispondono a quelli del Vangelo. La fraternità, la solidarietà, la giustizia, la pace: sono gli stessi sogni di Gesù per l’umanità. Non abbiate paura di aprirvi all’incontro con Lui: Egli ama i vostri sogni e vi aiuta a realizzarli. Il Cardinale Martini diceva che alla Chiesa e alla società servono «sognatori che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo» (Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, p. 61). Sognatori che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo. È bello! Vi auguro di essere tra questi sognatori!

 

Ed ora veniamo alla seconda immagine, a Gesù che dice a Pilato: “Io sono re”. Colpiscono la sua determinazione, il suo coraggio, la sua suprema libertà. È stato arrestato, viene portato nel pretorio, è interrogato da chi può condannarlo a morte. E in una circostanza del genere, avrebbe potuto lasciar prevalere un naturale diritto a difendersi, magari cercando di “aggiustare le cose”, trovando un compromesso. E invece Gesù non nasconde la propria identità, non camuffa le sue intenzioni, non approfitta di uno spiraglio di salvezza che pure Pilato lasciava aperto. No, non approfitta. Con il coraggio della verità risponde: “Io sono re”. Si prende la responsabilità della sua vita: sono venuto per una missione e vado fino in fondo per testimoniare il Regno del Padre. Dice: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità» (Gv 18, 37). Gesù è così. È venuto senza doppiezze, per proclamare con la vita che il suo Regno è diverso da quelli del mondo, che Dio non regna per aumentare il suo potere e schiacciare gli altri; non regna con gli eserciti e con la forza. Il suo è il Regno dell’amore: “io sono re”, ma di questo regno dell’amore; “io sono re” del regno di chi dona la propria vita per la salvezza degli altri.

Cari giovani, attira la libertà di Gesù! Lasciamo che ci vibri dentro, che ci scuota, che susciti in noi il coraggio della verità. E noi possiamo chiederci: se fossi qui, ora, al posto di Pilato davanti a Gesù, a guardarlo negli occhi, di che cosa mi vergognerei? Davanti alla verità di Gesù, alla verità che è Gesù, quali sono le mie falsità che non stanno in piedi, le mie doppiezze che a Lui non piacciono? Ognuno di noi ne ha. Cercarle, cercarle. Tutti ne abbiamo di queste doppiezze, di questi compromessi, di questo “aggiustare le cose” perché la croce si allontani. Ci serve metterci davanti a Gesù per fare la verità in noi. Ci serve adorarlo per essere liberi dentro, per fare luce sulla vita e non lasciarci ingannare dalle mode del momento, dai fuochi d’artificio del consumismo che abbaglia e paralizza. Amici, non siamo qui per farci incantare dalle sirene del mondo, ma per prendere in mano la nostra vita, per “mordere la vita”, per viverla pienamente!

Così, nella libertà di Gesù troviamo anche il coraggio di andare controcorrente. E questa è una parola che vorrei sottolineare: andare controcorrente, avere il coraggio di andare controcorrente; non contro qualcuno – che è la tentazione di ogni giorno –, come fanno i vittimisti e i complottisti, che caricano la colpa sempre sugli altri; no, contro la corrente malsana del nostro io egoista, chiuso e rigido, che tante volte cerca delle cordate per sopravvivere, no, non questo. Andare controcorrente per metterci nella scia di Gesù. Egli ci insegna ad andare contro il male con la sola forza mite e umile del bene. Senza scorciatoie, senza falsità, senza doppiezze. Il nostro mondo, ferito da tanti mali, non ha bisogno di altri compromessi ambigui, di gente che va di qua e di là come le onde del mare – dove li porta il vento, dove li portano i propri interessi –, di chi sta un po’ a destra e un po’ a sinistra dopo aver fiutato che cosa conviene. Gli “equilibristi”. Un cristiano che va così, sembra essere più equilibrista che cristiano. Gli equilibristi che cercano sempre una strada per non sporcarsi le mani, per non compromettere la vita, per non giocarsi sul serio. Per favore, abbiate paura di essere giovani equilibristi. Siate liberi, siate autentici, siate coscienza critica della società. Non avere paura di criticare! Noi abbiamo bisogno delle vostre critiche. Tanti di voi stanno criticando, per esempio, contro l’inquinamento ambientale. Abbiamo bisogno di questo! Siate liberi nelle critiche. Abbiate la passione della verità, perché con i vostri sogni possiate dire: la mia vita non è schiava delle logiche di questo mondo, perché regno con Gesù per la giustizia, per l’amore e la pace! Cari giovani, vi auguro che ciascuno di voi possa sentire la gioia di dire: “Con Gesù anch’io sono re”. Sono re: sono un segno vivente dell’amore di Dio, della sua compassione e della sua tenerezza. Sono un sognatore abbagliato dalla luce del Vangelo e guardo con speranza nelle visioni notturne. E quando cado, ritrovo in Gesù il coraggio di lottare e sperare, il coraggio di tornare a sognare. Ad ogni età della vita.

 

***

Alle ore 12, Francesco ha recitato l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Erano presenti, insieme a Lui, anche due giovani della Diocesi di Roma in occasione della ricorrenza diocesana della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Di seguito, le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo della Liturgia di oggi, ultima domenica dell’Anno Liturgico, culmina in un’affermazione di Gesù, che dice: «Io sono re» (Gv 18, 37). Egli pronuncia queste parole davanti a Pilato, mentre la folla grida di condannarlo a morte. Lui dice: “Io sono re”, e la folla grida di condannarlo a morte: bel contrasto! È giunta l’ora cruciale. In precedenza, sembra che Gesù non volesse che la gente lo acclamasse come re: ricordiamo quella volta dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando si era ritirato da solo a pregare (cf. Gv 6, 14-15).

 

Il fatto è che la regalità di Gesù è ben diversa da quella mondana. «Il mio regno – dice a Pilato – non è di questo mondo» (Gv 18, 36). Egli non viene per dominare, ma per servire. Non arriva con i segni del potere, ma con il potere dei segni. Non è rivestito di insegne preziose, ma sta spoglio sulla croce. Ed è proprio nell’iscrizione posta sulla croce che Gesù viene definito “re” (cf. Gv 19, 19). La sua regalità è davvero al di là dei parametri umani! Potremmo dire che non è re come gli altri, ma è Re per gli altri. Ripensiamo a questo: Cristo, davanti a Pilato, dice di essere re nel momento in cui la folla è contro di Lui, mentre quando lo seguiva e lo acclamava aveva preso le distanze da questa acclamazione. Gesù si dimostra, cioè, sovranamente libero dal desiderio della fama e della gloria terrena. E noi – chiediamoci – sappiamo imitarlo in questo? Sappiamo governare la nostra tendenza a essere continuamente cercati e approvati, oppure facciamo tutto per essere stimati da parte degli altri? In quello che facciamo, in particolare nel nostro impegno cristiano, mi domando: cosa conta? Contano gli applausi o conta il servizio?

 

Gesù non soltanto rifugge da ogni ricerca di grandezza terrena, ma rende anche libero e sovrano il cuore di chi lo segue. Egli, cari fratelli e sorelle, ci libera dalla sudditanza del male. Il suo Regno è liberante, non ha nulla di opprimente. Egli tratta ogni discepolo da amico, non da suddito. Cristo, pur essendo al di sopra di tutti i sovrani, non traccia linee di separazione tra sé e gli altri; desidera invece fratelli con cui condividere la sua gioia (cf. Gv 15, 11). Seguendolo non si perde, non si perde nulla, ma si acquista dignità. Perché Cristo non vuole attorno a sé servilismo, ma gente libera. E – chiediamoci ora – da dove nasce la libertà di Gesù? Lo scopriamo tornando alla sua affermazione di fronte a Pilato: «Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità» (Gv 18, 37).

 

La libertà di Gesù viene dalla veritàÈ la sua verità che ci fa liberi (cf. Gv 8, 32). Ma la verità di Gesù non è un’idea, qualcosa di astratto: la verità di Gesù è una realtà, è Lui stesso che fa la verità dentro di noi, ci libera dalle finzioni, dalle falsità che abbiamo dentro, dal doppio linguaggio. Stando con Gesù, diventiamo veri. La vita del cristiano non è una recita dove si può indossare la maschera che più conviene. Perché quando Gesù regna nel cuore, lo libera dall’ipocrisia, lo libera dai sotterfugi, dalle doppiezze. La miglior prova che Cristo è il nostro re è il distacco da ciò che inquina la vita, rendendola ambigua, opaca, triste. Quando la vita è ambigua, un po’ di qua, un po’ di là, è triste, è molto triste. Certo, con i limiti e i difetti dobbiamo sempre fare i conti: tutti siamo peccatori. Ma, quando si vive sotto la signoria di Gesù, non si diventa corrotti, non si diventa falsi, inclini a coprire la verità. Non si fa doppia vita. Ricordate bene: peccatori sì, siamo tutti, corrotti, mai! Peccatori sì, corrotti mai. Ci aiuti la Madonna a cercare ogni giorno la verità di Gesù, Re dell’Universo, che ci libera dalle schiavitù terrene e ci insegna a governare i nostri vizi.

 

Dopo l’Angelus

 

Cari fratelli e sorelle,

oggi, per la prima volta nella solennità di Cristo Re, in tutte le Chiese particolari si celebra la Giornata Mondiale della Gioventù. Per questo accanto a me ci sono due giovani di Roma, che rappresentano tutta la gioventù di Roma. Saluto di cuore i ragazzi e le ragazze della nostra Diocesi, e auspico che tutti i giovani del mondo si sentano parte viva della Chiesa, protagonisti della sua missione. Grazie di essere venuti! E non dimenticate che regnare è servire. Come era questo? Regnare è servire. Tutti insieme: regnare è servire. Come ci insegna il nostro Re. Adesso chiederò ai giovani che vi salutino.

Ragazza: Buona Giornata Mondiale dei Giovani a tutti voi!

Ragazzo: Testimoniamo che credere in Gesù è bellissimo!

Papa: Ma guarda: è bello questo! Grazie. Rimanete qui.

 

Ricorre oggi anche la Giornata mondiale della pesca. Saluto tutti i pescatori e prego per quanti vivono condizioni difficili o e a volte, purtroppo, di lavoro forzato. Incoraggio i cappellani e i volontari della Stella Maris a proseguire nel servizio pastorale a queste persone e alle loro famiglie.

 

E in questo giorno ricordiamo anche tutte le vittime della strada: preghiamo per loro e impegniamoci a prevenire gli incidenti.

 

Desidero inoltre incoraggiare le iniziative in atto presso le Nazioni Unite perché si giunga a un maggiore controllo sul commercio delle armi.

 

Ieri a Katowice, in Polonia, è stato beatificato il sacerdote Giovanni Francesco Macha, ucciso in odio alla fede nel 1942, nel contesto della persecuzione del regime nazista contro la Chiesa. Nell’oscurità della prigionia, egli trovò in Dio la forza e la mitezza per affrontare quel calvario. Il suo martirio sia seme fecondo di speranza e di pace. Un applauso al nuovo beato!

 

Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini di vari Paesi, in particolare quelli provenienti dalla Polonia e dagli Stati Uniti d’America. Saluto gli scout dell’Arcidiocesi di Braga in Portogallo. Un saluto speciale alla comunità ecuadoriana di Roma, che celebra la Virgen de El Quinche. Saluto i fedeli di Sant’Antimo (Napoli) e di Catania; i ragazzi della Cresima di Pattada; e i volontari del Banco Alimentare, che si preparano alla Giornata della colletta alimentare, sabato prossimo. Grazie tante! E anche i ragazzi dell’Immacolata.

 

A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!