Nell’Udienza generale di mercoledì 28 agosto, Papa Francesco ha presentato la settimana catechesi sul libro degli Atti degli Apostoli:
«Quando Pietro passava…» (At 5, 15). Pietro, principale testimone del Risorto. Una prima riflessione che aiuta a riflettere su quale attegiamento avere verso i malati e ci prepara all’iniziativa dell’8 settembre promossa con l’Unitalsi cittadina. Di seguito il testo della catechesi.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
La comunità ecclesiale descritta nel libro degli Atti degli Apostoli vive di tanta ricchezza che il Signore mette a sua disposizione – il Signore è generoso! –, sperimenta la crescita numerica e un gran fermento, malgrado gli attacchi esterni. Per mostrarci questa vitalità, Luca, nel Libro degli Atti degli Apostoli, indica anche dei luoghi significativi, per esempio il portico di Salomone (cf. At 5, 12), punto di ritrovo per i credenti. Il portico ( stoà) è una galleria aperta che funge da riparo, ma anche da luogo d’incontro e di testimonianza. Luca, infatti, insiste sui segni e sui prodigi che accompagnano la parola degli Apostoli e sulla speciale cura dei malati cui essi si dedicano.
Nel capitolo 5 degli Atti la Chiesa nascente si mostra come un “ospedale da campo” che accoglie le persone più deboli, cioè i malati. La loro sofferenza attira gli Apostoli, i quali non possiedono «né argento né oro» ( At 3, 6) – così dice Pietro allo storpio – ma sono forti del nome di Gesù. Ai loro occhi, come agli occhi dei cristiani di ogni tempo, i malati sono destinatari privilegiati del lieto annuncio del Regno, sono fratelli in cui Cristo è presente in modo particolare, per lasciarsi cercare e trovare da tutti noi (cf. Mt 25, 36.40). I malati sono dei privilegiati per la Chiesa, per il cuore sacerdotale, per tutti i fedeli. Non sono da scartare, al contrario Sono da curare, da accudire: Sono oggetto della preoccupazione cristiana.
Tra gli apostoli emerge Pietro, che ha preminenza nel gruppo apostolico a motivo del primato (cf. Mt 16, 18) e della missione ricevuti dal Risorto (cf. Gv 21, 15-17). È lui che dà il via alla predicazione del kerygma nel giorno di Pentecoste (cf. At 2, 14-41) e che al concilio di Gerusalemme svolgerà una funzione direttiva (cf. At 15 e Gal 2, 1-10).
Pietro si accosta alle barelle e passa tra i malati, così come aveva fatto Gesù, prendendo su di sé le infermità e le malattie (cf. Mt 8, 17; Is 53, 4). E Pietro, il pescatore di Galilea, passa, ma lascia che sia un Altro a manifestarsi: che sia il Cristo vivo e operante! Il testimone, infatti, è colui che manifesta Cristo, sia con le parole sia con la presenza corporea, che gli permette di relazionarsi e di essere prolungamento del Verbo fatto carne nella storia.
Pietro è colui che compie le opere del Maestro (cf. Gv 14, 12): guardando a lui con fede, si vede Cristo stesso. Ricolmo dello Spirito del suo Signore, Pietro passa e, senza che egli faccia nulla, la sua ombra diventa “carezza”, risanatrice, comunicazione di salute, effusione della tenerezza del Risorto che si china sui malati e restituisce vita, salvezza, dignità. In tal modo, Dio manifesta la sua prossimità e fa delle piaghe dei suoi figli «il luogo teologico della sua tenerezza» ( Meditazione mattutina, S. Marta, 14 dicembre 2017). Nelle piaghe degli ammalati, nelle malattie che sono impedimenti per andare avanti nella vita, c’è sempre la presenza di Gesù, la piaga di Gesù. C’è Gesù che chiama ognuno di noi ad accudirli, a sostenerli, a guarirli.
L’azione risanatrice di Pietro suscita l’odio e l’invidia, dei sadducei, che imprigionano gli apostoli e, sconvolti per la loro misteriosa liberazione, proibiscono loro di insegnare. Questa gente vedeva i miracoli che facevano gli apostoli non per magia, ma in nome di Gesù; ma non volevano accettarlo e li mettono in prigione, li bastonano. Sono stati poi liberati miracolosamente, ma il cuore dei sadducei era tanto duro che non volevano credere a ciò che vedevano. Pietro allora risponde offrendo una chiave della vita cristiana: «Obbedire a Dio invece che agli uomini» (At 5, 29), perché loro – i sadducei – dicono: “Voi non dovete andare avanti con queste cose, non dovete guarire” – “Io obbedisco a Dio prima che agli uomini”: è la grande risposta cristiana. Questo significa ascoltare Dio senza riserve, senza rinvii, senza calcoli; aderire a Lui per diventare capaci di alleanza con Lui e con chi incontriamo sul nostro cammino.
Chiediamo anche noi allo Spirito Santo la forza di non spaventarci davanti a chi ci comanda di tacere, ci calunnia e addirittura attenta alla nostra vita. Chiediamogli di rafforzarci interiormente per essere certi della presenza amorevole e consolatrice del Signore al nostro fianco.