DOMENICA 2 Febbraio 2014
«ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERÀ L’ANIMA»
COMMENTO
Nel brano del Vangelo odierno si possono distinguere due parti: la prima parla dell’inizio dell’attività missionaria di Gesù, la seconda della chiamata di alcuni apostoli.
La descrizione dell’inizio della attività apostolica di Gesù è messa in rapporto con l’arresto di Giovanni Battista. Significativa è la determinazione geografica del luogo dove avviene tale inizio: in Cafarnao, città collocata sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali. Facendo questa precisazione Matteo intende evidenziare anzitutto la realizzazione della profezia di Isaia( 8,23-9,1), che annunziava alle popolazioni di quel territorio la liberazione dal potere dell’Assiria, liberazione che è raffigurata con il simbolismo della luce. Gesù è la grande luce destinata ad illuminare il popolo immerso nelle tenebre. E’ Lui che apporta una liberazione più profonda di quella che il profeta Isaia annunziava a quelle popolazioni. Dopo l’attività di Giovanni Battista si leva la grande luce, inizia la missione di Gesù, iniziano i tempi messianici.
Con il riferimento alla profezia di Isaia Matteo, poi, vuole mettere in risalto l’universalismo della missione di Gesù. Questa infatti inizia in una regione dove abitavano anche pagani; è la regione denominata dal profeta Isaia la “Galilea dei pagani”. Mediante il richiamo a questo particolare l’evangelista sottolinea che Gesù è il Messia, il Salvatore di tutti gli uomini.
Gesù inizia la sua attività missionaria annunziando, sulle orme del Battista, la conversione e l’avvicinamento del regno dei cieli: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». L’espressione “regno dei cieli” è caratteristica del Vangelo di Matteo ed equivale a “regno di Dio”. L’urgenza della conversione è motivata dal fatto che il regno di Dio si è fatto vicino. Esso si fa presente in Gesù, nella sua persona, nel suo messaggio, nei suoi gesti salvifici. In Lui, nella sua missione esso è operante nel mondo. Per entrarvi occorre convertirsi. Il significato della parola “conversione” è ricco e fortemente impegnativo.
La conversione non è una virtù particolare, ma una disposizione di animo; comporta totale cambiamento del modo di pensare e di agire.
Esige un atteggiamento nuovo, distaccato dalle inclinazioni disordinate.
Nella seconda parte del brano evangelico si parla della chiamata di due coppie di fratelli: Pietro ed Andrea, Giacomo e Giovanni. Nel realizzare la sua missione, Gesù non agisce da solo, ma chiama gli uomini a collaborare con lui. La chiamata e la sequela di Gesù sono del tutto caratteristiche; si differenziano dalla sequela dei rabbini. Questi avevano discepoli che li seguivano per apprendere la loro dottrina. Gesù invece sceglie Lui stesso; Egli chiama; e ciò presuppone un particolare amore. Inoltre la sequela comporta anzitutto la ricerca della sua persona, una relazione personale con Lui.
La risposta delle coppie dei due fratelli è particolarmente generosa. Seguono Gesù subito; abbandonano tutto, le reti, la barca, il padre. Essi certamente non hanno la chiarezza di ciò che avrebbe comportato la sequela; ma la potenza dell’amore con cui Gesù pronuncia l’invito, apre il loro cuore all’accoglienza, alla generosità, alla fiducia.
Anche a noi Gesù rivolge l’invito alla conversione, la quale esige un serio, autentico ripensamento del nostro modo di comportarci. Dobbiamo chiederci costantemente se il nostro stile di vita è veramente cristiano.
Anche a noi Gesù dirige l’invito a collaborare con Lui per l’avvento del Regno di Dio nel mondo: il nostro apporto è indispensabile. Esso si realizza non mediante azioni straordinarie, ma nella semplicità del nostro vivere quotidiano. Ognuno di noi è chiamato ad essere “segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce”. (da Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi)