In ottobre non farò la riunione della Parola di Vita (in allegato il testo); partecipo alla preghiera del rosario nelle famiglie della parrocchia, dalle ore 21, dal lunedì al venerdì.

Parola di Vita di ottobre 2024

a cura di Letizia Magri e del team della Parola di Vita

«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore,

e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti» (Mc 10,43-44)

Per la terza volta Gesù, in cammino verso Gerusalemme, prepara i suoi discepoli all’evento drammatico della sua passione e morte, ma proprio quelli che più da vicino lo hanno seguito si mostrano incapaci di comprendere. Anzi, tra gli stessi apostoli si scatena il conflitto: Giacomo e Giovanni chiedono di occupare posti d’onore “nella sua gloria” [nota 1: Cf. Mc 10, 37], gli altri dieci si indignano, reclamano e il gruppo è diviso. Allora Gesù, con pazienza, li chiama tutti a sé, e rivela ancora una volta la sconvolgente novità del suo annuncio:

«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore,

e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».

In questa frase del vangelo di Marco, c’è un crescendo nell’immagine del servo-schiavo. Gesù ci guida da un atteggiamento di semplice disponibilità in un gruppo limitato e rassicurante, ad una totale dedizione verso tutti, senza eccezioni.

Una proposta totalmente alternativa e controcorrente, rispetto alla concezione umana dell’autorità e del governo, che forse affascinava gli stessi apostoli e contagia anche noi.

Sarà questo il segreto dell’amore cristiano?

«Una parola del Vangelo non viene troppo sottolineata da noi cristiani: servire. Ci sembra antiquata, indegna della dignità dell’uomo che dà e che riceve. Eppure il Vangelo è tutto qui, perché è amore. E amare significa servire. Gesù non è venuto per comandare ma per servire. […] Servire, servirsi a vicenda è cristianesimo e chi lo attua semplicemente – e tutti lo possono fare – ha fatto tutto; e non un tutto che rimane a sé stante, ma che, perché è cristianesimo vivo, divampa in incendio» [nota 2: C. Lubich, Servire, in «Città Nuova» 17 (1973/12), p. 13].

«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore,

e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».

L’incontro con Gesù nella sua Parola ci apre gli occhi, come avviene al cieco Bartimeo dei versetti successivi [nota 3: Cf. Mc 10, 46-52]: ci libera dalla ristrettezza dei nostri schemi, ci fa contemplare gli orizzonti di Dio stesso, il suo progetto di “cieli nuovi e terra nuova” [nota 4: Cf. Is 65, 17 e 66, 22, ripreso in 2Pt 3,13].

Egli, il Signore che lava i piedi [nota 5: Cf. Gv 13,14], contraddice con il suo esempio la rigidità dei ruoli di servizio che spesso le nostre comunità civili, e talvolta religiose, riservano a categorie di persone socialmente fragili.

Il servizio cristiano è dunque imitare l’esempio di Gesù, imparare da lui uno stile nuovo di socialità: farsi prossimo di ogni persona, in qualsiasi condizione umana, sociale o culturale, fino in fondo.

Come suggerisce Giovanni Anziani, pastore metodista della Chiesa Valdese, «[…] accettando di riporre la nostra fiducia e la nostra speranza nel Signore che è servo dei molti, la Parola di Dio ci chiede di agire nel nostro mondo e in mezzo a tutte le sue contraddizioni, come operatori della pace e della giustizia, come costruttori di ponti per la riconciliazione tra i popoli» [nota 6:  https://www.chiesavaldese.org/marco-1043-44/].

Così ha vissuto Igino Giordani, scrittore, giornalista, politico e padre di famiglia, in un momento storico segnato dalla dittatura. Per esprimere la sua esperienza, scrive: «La politica è – nel più dignitoso senso cristiano – una ancella e non deve diventare padrone: non farsi abuso, né dominio e neppure dogma. Qui è la sua funzione e la sua dignità: d’essere servizio sociale, carità in atto: la prima forma della carità di patria» [nota 7: P. Mazzola (a cura di), Perle di Igino Giordani, Effatà editrice Torino 2019, p. 112].

Con la testimonianza della sua vita, Gesù propone una scelta consapevole e libera: non vivere più ripiegati su noi stessi e sui nostri interessi, ma “vivere l’altro”, con i suoi sentimenti, portando i suoi pesi e condividendo le sue gioie.

Tutti abbiamo piccole o grandi responsabilità e spazi di autorità: nel campo politico e sociale, ma anche in famiglia, a scuola, nella comunità di fede. Approfittiamo dei nostri “posti d’onore” per metterci al servizio del bene comune, costruendo relazioni umane giuste e solidali.