Lunedì scorso in coincidenza con l’anniversario della “morte” di mons. Gennaro Franceschetti, abbiamo letto e commentato la Parola di vita di febbraio. Ci siamo soffermati in particolare su due aspetti: è possibile vivere nella pace anche se si è preoccupati e angosciati? Ma certamente. Si tratta però di avere capacità e forza superiori alle avversità e alle paure; un aiuto lo troviamo nella preghiera, soprattutto se fatta insieme e nella concordia, come era per i primi discepoli di Gesù in attesa della Pentecoste.
Può aiutare un ambiente sano e positivo a vivere nella pace? Sarebbe auspicabile, ma non sempre lo si trova “già pronto”. Si tratta di impegnarsi a costruirlo (e a mantenerlo!) e questo non possono farlo alcuni, si tratta di un’azione che richiede una comunità coesa e decisa a raggiungere l’obiettivo, senza scoraggiamenti o accuse reciproche per eventuali insuccessi. Se questo avviene, possono venire le più grandi avversità, ma la casa fondata sulla roccia – può traballare, ma – non cadrà.
PAROLA DI VITA – FEBBRAIO 2019
“Cerca e persegui la pace” (Sal 34,15).
In questo salmo, Davide esprime la sua gioia e la sua riconoscenza davanti all’assemblea: ha conosciuto il pericolo e l’angoscia, ma ha invocato con fiducia il Dio di Israele ed ha ritrovato pace.
Il protagonista di questo inno è Dio con la sua misericordia, la sua presenza forte e decisiva accanto al povero e all’oppresso che Lo invoca.
Perché altri raggiungano la stessa salvezza, Davide suggerisce alcuni atteggiamenti del cuore: evitare di compiere il male, ma piuttosto operare sempre il bene.
E sottolinea la necessità di non diffamare il prossimo. La parola infatti può portare alla guerra.
“Cerca e persegui la pace”.
Nel linguaggio biblico, la pace ha numerosi significati, come ad esempio il benessere fisico e spirituale o l’accordo tra singoli e tra popoli. Essa però è prima di tutto un dono di Dio, attraverso il quale scopriamo il suo volto di Padre.
È dunque indispensabile cercare intensamente ed appassionatamente Dio nella nostra vita, per sperimentare la pace vera.
È una ricerca coinvolgente che ci chiede di fare la nostra parte, seguendo la voce della coscienza, che sempre ci spinge a scegliere la via del bene e non la via del male. Spesso basterebbe lasciarci trovare da Dio, che già da tempo si è messo alla ricerca di ognuno di noi.
Come cristiani, per il battesimo, siamo già in rapporto intimo con Gesù: è Lui il Dio vicino, che ci ha promesso la pace; è Lui la pace. Ed abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo, il Consolatore, che ci aiuta anche a condividere con gli altri i frutti della pace di Dio che abbiamo sperimentato. Egli ci indicherà la strada per amare le persone che abbiamo intorno e così superare i conflitti, evitando accuse infondate, giudizi superficiali e maldicenze, per aprire il cuore all’accoglienza dell’altro.
Forse non potremo far tacere tutte le armi che insanguinano tante regioni della terra, ma possiamo agire in prima persona e ridare vita a rapporti feriti in famiglia, nella nostra comunità cristiana, sul luogo di lavoro, nel tessuto della nostra città.
Dall’impegno di una piccola o grande comunità, decisa a testimoniare la forza dell’amore, possono essere ricostruiti ponti tra gruppi sociali, tra chiese, tra partiti politici.
“Cerca e persegui la pace”.
La ricerca convinta della pace ci suggerirà anche comportamenti adeguati a proteggere il creato, anch’esso dono di Dio per i suoi figli, affidato alla nostra responsabilità verso le nuove generazioni.
Così scriveva Chiara Lubich nel 1990 a Nikkio Niwano, fondatore del movimento buddista giapponese Rissho Kosei Kai: «[…] Se l’uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è in pace. Le persone religiose avvertono la “sofferenza” della terra quando l’uomo non l’ha usata secondo il piano di Dio, ma solo per egoismo, per un desiderio insaziabile di possesso. È questo egoismo e questo desiderio che contaminano l’ambiente ancor più e prima di qualsiasi altro inquinamento, che ne è solo la conseguenza. […] Se si scopre che tutto il creato è dono di un Padre che ci vuol bene, sarà molto più facile trovare un rapporto armonioso con la natura. E se si scopre anche che questo dono è per tutti i membri della famiglia umana, e non solo per alcuni, si porrà più attenzione e rispetto per qualcosa che appartiene all’umanità intera presente e futura».
Letizia Magri