sabato, 23 Maggio 2020
Paritarie, decisivo è il dialogo
Dopo la presa di posizione della Cei, cresciuto a 150 milioni l’impegno del governo. Le associazioni: proseguire su questa strada
Il primo grazie le associazioni delle scuole cattoliche lo rivolgono alla presidenza della Cei «per la presa di posizione a sostegno del valore educativo e culturale delle scuole paritarie e per la messa a disposizione di 20mila borse di studio». Lo fanno in un comunicato congiunto all’indomani del varo del testo definitivo del Decreto Rilancio che aumenta gli stanziamenti in favore della scuola paritaria. Un passo che proprio la nota della Cei diffusa lunedì scorso aveva fortemente auspicato chiedendo che non si continuasse «a fare sperequazioni di trattamento » tra scuole statali e paritarie, «riconoscendo il valore costituito dalla rete di quest’ultime».
Una voce a cui ieri si è aggiunta quella dei vescovi piemontesi, che attraverso il loro presidente, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, condividono la preoccupazione per l’assenza di aiuti adeguati alle scuole paritarie che «svolgono un lavoro eccellente, con passione e spesso con sacrifici aggiuntivi». Parole, quella della nota della presidenza della Cei, che sicuramente hanno fatto compiere un’ulteriore riflessione alle forze politiche e al governo che martedì, depositando il testo definitivo, ha inserito altri 70 milioni di euro destinati alle scuole paritarie primarie, medie e superiori per gli alunni fino ai 16 anni (l’età a cui è stato portato l’obbligo di istruzione). Uno stanziamento che si aggiunge ai 65 milioni di euro destinati a nidi e scuole dell’infanzia, con altri potenziali 15 milioni, versati nel capitolo di spesa per il sistema scolastico integrato da 0-6 anni, che portano a 150 milioni complessivi (su 1,5 miliardi di euro stanziati per la scuola) i fondi per la scuola paritaria. Un inserimento, quello dei 70 milioni, che «ha colmato un vuoto riscontrato negli interventi precedenti che ignoravano come le scuole paritarie facciano parte del sistema nazionale di istruzione» sottolineano nel comunicato congiunto tutte le sigle della scuola paritaria (Agesc, Cdo Opere educative, Cnos Scuola, Ciofs scuola, Faes, Fidae, Fism e Fondazione Gesuiti educazione, con il sostegno delle presidenze nazionali di Usmi e Cism).
Insomma, come sottolineano le associazioni, «un piccolo passo del quale va sottolineata l’inadeguatezza, anche se la direzione può essere considerata in prospettiva opportuna». Anche per questo, il cartello delle realtà che operano nella scuola paritaria, chiedono che «il Parlamento colmi la vistosa disparità delle risorse e definisca un effettivo sostegno a famiglie e scuole». Della necessità di «ribadire la centralità del principio costituzionale della libertà di scelta educativa» che comporta «l’effettiva equiparazione degli alunni delle scuole paritarie, soprattutto per coloro che si trovano in condizione di disabilità, con tutti gli altri studenti iscritti alla scuola statale» parla anche padre Francesco Ciccimarra presidente nazionale dell’Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica (Agidae). «Auspichiamo che si metta mano con urgenza alla ricongiunzione dei periodi di cassa integrazione in deroga e del Fis – aggiunge Ciccimarra –, eliminando lo spacchettamento delle 5 settimane a maggio e le ulteriori 4 settimane a settembre, una norma che comporterebbe a breve termine un elevatissimo rischio di licenziamenti».
Da parte loro le associazioni delle scuole paritarie cattoliche chiedono al Parlamento di «incrementare il fondo straordinario di 65 milioni» destinato a nidi e materne, di «prevedere la detraibilità integrale delle rette corrisposte dalle famiglie (o il corrispondente credito di imposta), e di «stanziare risorse economiche adeguate per garantire la ripresa dell’attività nel prossimo anno scolastico». Del resto proprio nei giorni scorsi le stesse associazioni hanno presentato alla task force ministeriale «alcune proposte per garantire una ripresa in sicurezza delle attività scolastiche dal prossimo settembre ». Insomma al «passo» compiuto l’altro giorno con lo stanziamento di 150 milioni complessivi, viene chiesto ora al Parlamento di compierne altri. In gioco la libertà di scelta educativa.
Enrico Lenzi
“Avvenire”, 21 maggio 2020
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