Omelia nella MESSA di oggi, XXIX TEMPO ORDINARIO (Anno C) CON ORDINAZIONI EPISCOPALI (Basilica di San Pietro – Domenica, 17 ottobre 2021)
Fratelli e figli carissimi, riflettiamo attentamente a quale alta responsabilità ecclesiale vengono promossi questi nostri fratelli. Il Signore nostro Gesù Cristo inviato dal Padre a redimere gli uomini mandò a sua volta nel mondo i dodici Apostoli, perché pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli e riunendoli sotto un unico Pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza.
Al fine di perpetuare di generazione in generazione questo ministero apostolico, i Dodici si aggregarono dei collaboratori trasmettendo loro con l’imposizione delle mani il dono dello Spirito ricevuto da Cristo, che conferiva la pienezza del sacramento dell’Ordine. Così, attraverso l’ininterrotta successione dei vescovi nella tradizione vivente della Chiesa si è conservato questo ministero vivente, questo ministero primario e l’opera del Salvatore continua e si sviluppa fino ai nostri tempi. Nel vescovo circondato dai suoi presbiteri è presente in mezzo a voi lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, sommo sacerdote in eterno.
È Cristo, infatti, che nel ministero del vescovo continua a predicare il Vangelo di salvezza e a santificare i credenti, mediante i Sacramenti della fede. È Cristo che nella paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo, che è la Chiesa. È Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna.
Accogliete, dunque, con gioia e gratitudine questi nostri fratelli, che noi vescovi con l’imposizione delle mani oggi associamo al collegio episcopale.
Quanto a voi, eletti dal Signore, riflettete che siete stati scelti fra gli uomini e per gli uomini, siete stati costituiti – non per voi, per gli altri – nelle cose che riguardano Dio. “Episcopato” infatti è il nome di un servizio – non è vero episcopato senza servizio -, non di un onore, come volevano i discepoli, uno alla destra, uno alla sinistra, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro: “Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve” (Lc 22, 26). Servire. E con questo servizio voi custodirete la vostra vocazione e sarete autentici pastori nel servire, non negli onori, nella potestà, nella potenza. No, servire, sempre servire.
Annunciate la Parola in ogni occasione: opportuna e non opportuna. Ammonite, rimproverate, esortate con magnanimità e dottrina, continuate a studiare. E mediante l’orazione e l’offerta del sacrificio per il vostro popolo, attingete dalla pienezza della santità di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia. Voi sarete i custodi della fede, del servizio, della carità nella Chiesa e per questo bisogna essere vicini. Pensate che la vicinanza è la traccia più tipica di Dio. Lui stesso lo dice al suo popolo nel Deuteronomio: “Quale popolo ha i suoi dèi così vicini come tu hai me?” (cf. 4, 7). Vicinanza, con due tracce che l’accompagnano: una vicinanza che è compassione e tenerezza. Per favore, non lasciate questa vicinanza, avvicinatevi sempre al popolo, avvicinatevi sempre a Dio, avvicinatevi ai fratelli vescovi, avvicinatevi ai sacerdoti. Queste sono le quattro vicinanze del vescovo. Il vescovo è un uomo vicino a Dio nella preghiera. Tante volte qualcuno può dire: “Ho tanto da fare che non posso pregare”. Fermati. Quando gli Apostoli hanno “inventato” i diaconi, Pietro cosa dice? “E a noi – i vescovi – la preghiera e l’annuncio della Parola” (cf. At 6, 4). Il primo compito del vescovo è pregare – non come un pappagallo – pregare con il cuore, pregare. “Non ho tempo”. No! Togli le altre cose, ma pregare è il primo compito del vescovo. Vicinanza a Dio nella preghiera. Poi, seconda vicinanza, vicinanza agli altri vescovi. “No, perché quelli sono di quel partito, io sono di questo partito…”. Siate vescovi! Ci saranno discussioni fra voi, ma come fratelli, vicini. Mai sparlare dei fratelli vescovi, mai. Vicinanza ai vescovi: seconda vicinanza, al corpo episcopale. Terza vicinanza, vicinanza ai sacerdoti. Per favore, non dimenticatevi che i sacerdoti sono i vostri prossimi più prossimi. Quante volte si sentono lamentele, che un sacerdote dice: “Io ho chiamato il vescovo ma la segretaria mi ha detto che ha l’agenda piena, che forse entro trenta giorni potrebbe ricevermi… “. Questo non va. Se tu vieni a sapere che ti ha chiamato un sacerdote, chiamalo lo stesso giorno o il giorno dopo. E lui con questo saprà che ha un padre. Vicinanza ai sacerdoti, e se non vengono va a trovarli: vicino. E quarta vicinanza, vicinanza al santo popolo fedele di Dio. Quello che Paolo disse a Timoteo: “Ricordati di tua mamma, tua nonna…” (cf. 2Tm 1, 5). Non dimenticare che sei stato “tolto dal gregge”, non da una élite che ha studiato, ha tanti titoli e tocca essere vescovo. No, dal gregge. Per favore, non dimenticatevi queste quattro vicinanze: vicinanza a Dio nella preghiera, vicinanza ai vescovi nel corpo episcopale, vicinanza ai sacerdoti e vicinanza al gregge. Che il Signore vi faccia crescere su questa strada della vicinanza, così imiterete meglio il Signore, perché Lui è stato sempre vicino e sta sempre vicino a noi, e con la sua vicinanza che è una vicinanza compassionevole e tenera ci porta avanti. E che la Madonna vi custodisca.