Seminatori di speranza oltre la solitudine dell’egoismo
In occasione della pubblicazione del “Report Caritas 2019”, l’Ufficio per le Comunicazioni sociali ha intervistato monsignor Pietro Orazi in qualità di Direttore della Caritas diocesana
La pubblicazione di un ‘Report’ rappresenta allo stesso tempo il taglio di un traguardo e l’inizio di un nuovo cammino. Quali sono dal tuo punto di vista le nuove attese e i nuovi disagi che la pandemia ha fatto emergere o addirittura nascere nella nostra gente, soprattutto fra i meno abbienti? Sentiamo parlare spesso di ‘nuove povertà’: cosa si intende dire?
Con il perdurare della pandemia stiamo notando un aumento dei nuovi poveri, ovvero persone che si sono trovate in difficoltà economica per la prima volta. Parliamo di chi aveva lavori saltuari, ad esempio legati al turismo, alla ristorazione o alle pulizie domestiche, famiglie che contavano su un solo stipendio che, all’improvviso, non è pervenuto e la cassa integrazione ha tardato ad arrivare.
In questo periodo il lavoro è incerto e, di conseguenza, anche le entrate economiche di molte famiglie; questo genera preoccupazione ed instabilità. In più, persone che presentavano già fragilità personali o emotive, si sono trovate spesso sole e in un clima di incertezza e paura e questo ha aumentato il senso di precarietà.
Un dato che salta immediatamente all’occhio nel report è la grande percentuale di persone italiane fruitrici dei servizi Caritas: circa la metà dell’utenza totale. Le nostre terre sono spiccatamente produttive e non manca certamente il senso di iniziativa e intraprendenza fra la nostra gente. Come mai un così alto numero di ‘bisognosi’ marchigiani? C’è differenza tra i servizi richiesti dall’utenza straniera e quelli invece domandati dall’utenza italiana?
Da alcuni anni si nota la tendenza ad un aumento dell’utenza italiana. Purtroppo le nostre terre sono state colpite dalla crisi economica, soprattutto nel settore calzaturiero. Molti hanno perso il lavoro e faticano a trovare un nuovo lavoro stabile, sopratutto tra gli over 45- 50. In molti casi la mancanza di reti familiari amplifica maggiormente il problema: ad esempio un uomo solo, che ha perso il lavoro e fatica a trovarne un altro, se non ha una casa di proprietà o la possibilità di essere ospitato dai familiari ben presto si ritrova con un affitto da pagare e, se non riesce a far fronte, arriva a non avere più una casa.
Non c’è sostanziale differenza tra i servizi richiesti da italiani e da stranieri: supporto economico, aiuto alimentare, accompagnamento nella ricerca di lavoro. Poi certo ci sono i richiedenti asilo, persone senza documenti o permessi di soggiorno scaduti, senza residenza,…; questi sono problemi molto complessi a cui non è facile dare risposte concrete.
Dietro a ogni numero registrato nel Report c’è un volto, una persona, e in particolare un presente da accogliere e un futuro da costruire. In tal senso la parola Caritas nell’immaginario collettivo risponde più a una realtà assistenziale per il presente, piuttosto che a un cantiere di speranza e concrete certezze per il futuro, in particolare per i più giovani. Concretamente i progetti presentati – Policoro e Semi di comunità – quali nuove prospettive stanno offrendo ai giovani?
Questi progetti stanno offrendo innanzitutto un accompagnamento umano in un periodo incerto e pieno di fatiche come quello dell’ingresso nel mondo del lavoro. Il poter parlare, confrontarsi e ricevere un orientamento da parte di un altro giovane è sicuramente il primo segnale di attenzione e vicinanza. In secondo luogo c’è la possibilità di attivare dei tirocini formativi presso aziende; questo, per molti giovani alla prima esperienza con il mondo del lavoro, rappresenta una buona palestra per formarsi e capire come comportarsi in un contesto lavorativo. Questo vale anche, per le persone fragili e svantaggiate che, grazie alla cooperativa Tarassaco, sono aiutate nell’inserimento lavorativo attraverso tirocini presso aziende, percorsi di volontariato o veri e propri contratti di lavoro.
Per i giovani che invece hanno un’idea imprenditoriale, il progetto Policoro li accompagna nel percorso, con consulenze gratuite, segnalando opportunità e bandi attivi e, in generale, stando vicino in un momento impegnativo e faticoso della vita di un giovane; e qualche volta le idee sono diventate belle realtà.
La Caritas diocesana ha una grande attenzione al mondo giovanile. Il report oltre ai vari progetti attuati per i più giovani, descrive anche l’iniziativa della presenza nelle scuole vissuta in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Pastorale del Lavoro. Ci sono in cantiere nuove proposte rivolte al target dei giovani oppure la pandemia rischia di frenare tale percorso avviato?
Stiamo ancora valutando nuove proposte e cercando di capire come mantenere l’obiettivo ma è necessario rivedere totalmente le modalità interattive con le quali eravamo abituati a trattare. Il dialogo con la scuola e con gli insegnanti con i quali collaboriamo stabilmente è ancora in corso e stiamo cercando di capire come poter portare avanti questi progetti. Certo, la pandemia ci crea molte difficoltà.
“Possiamo avere intimità con Gesù perché è uno di noi itinerante,
camminare con Gesù nella vita, perché abbiamo la stessa carta d’identità:
vulnerabili, amati e salvati da Dio.
Questo è il cammino. Non si può fare l’aiuto a i poveri,
non ci si può avvicinare ai poveri dalla distanza.
Bisogna toccare, toccare le piaghe; sono le piaghe di Gesù.”
Papa Francesco