Il gionalista Luciano Moia sabato 31 agosto 2019 nel quotidiano ” Avvenire” ha pubblicato un articolo ( Eucaristia e divorziati, quando sì) presentando una «nota» dei vescovi delle Marche. Di seguito, il testo.
Amoris laetitia, i casi in cui la continenza non è possibile «per non mettere in crisi il nuovo rapporto»
Può capitare che una coppia di credenti divorziati e risposati non possa separarsi, secondo quanto consigliato dal magistero, «a motivo dei figli da educare o per altre importanti ragioni»? Può capitare che questa coppia, pur impegnandosi a mantenere la continenza, finisca per riconoscere l’impossibilità di rispettare l’impegno? Può capitare che uno dei due sia disposto a vivere in continenza ma non possa mantenere l’impegno «per la mancata collaborazione dell’altro e, d’altra parte non è bene mettere a rischio la convivenza per il grave danno che deriverebbero ad alcuni beni, quale quello dei figli, che dev’essere salvaguardato». Ricordando che «possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione», Amoris laetitia «lascia aperta la possibilità di accedere in questi ultimi casi al sacramento della Riconciliazione». E quindi, in determinate circostanze, da valutare caso per caso, a quello dell’Eucaristia.
Ecco tutto. Chiarezza, capacità di sintesi e un sincero sguardo pastorale orientato all’impegno reale di accompagnare e di guidare le persone in difficoltà. Con questo obiettivo i vescovi della Conferenza episcopale marchigiana hanno “tradotto” in un breve sussidio il senso del capitolo VIII di Amoris laetitia. In dieci paginette, più una conclusiva, i presuli marchigiani sono riusciti a spiegare con chiarezza l’essenza del capitolo più discusso dell’Esortazione postsinodale sulla famiglia. E, allo stesso tempo, hanno offerto indicazioni non equivoche sulla prassi pastorale da seguire. Un lavoro davvero efficace, ultimo in ordine cronologico tra quelli realizzati delle Conferenze episcopali regionali per agevolare la comprensione di Amoris laetitia, ma non certo ultimo per chiarezza ed efficacia esplicativa.
Il lavoro dei vescovi delle Marche è tutto fuorché una semplificazione banale, anzi si segnala per lo sforzo ammirevole di rendere agevoli e alla portata di tutti, indicazioni pastorali che qualcuno aveva addirittura valutato come inopportune, sbagliate o addirittura eretiche. Certo, fa sorridere – ma con il sorriso buono della sapienza cristiana che guarda con fiducia al futuro come dono di Dio – che la Nota pastorale dei vescovi marchigiani rivolta ai «carissimi sacerdoti e fedeli» abbia visto la luce proprio in concomitanza con le polemiche suscitate delle mancate conferme tra i docenti del nuovo Istituto “Giovanni Paolo II”.
Tensioni scaturite soprattutto da un’interpretazione riduttiva di Amoris laetitia, finalizzata cioè a negare l’esistenza di un paradigma pastorale rinnovato secondo la logica dello sviluppo nella continuità. Senza avventurarsi in dibattiti teologici, a oltre tre anni dalla pubblicazione dell’Esortazione postsinodale che ha trovato amplissima e convinta ricezione nel 99% delle diocesi italiane, i vescovi delle Marche dimostrano che le indicazioni del documento di papa Francesco, sono ispirate alla concretezza della realtà e ai principi del Vangelo.
Nella logica della carità, scrivono, «accogliere, accompagnare, integrare ogni coppia costituisce il primo e indispensabile annuncio del Vangelo dell’amore e del matrimonio». I vescovi sanno che «ogni cammino di fede e di amore è segnato da gioie e speranze, da fatiche e soddisfazioni, da entusiasmi e da stanchezze», e che talvolta – anzi purtroppo sempre più spesso – «l’amore umano sperimenta debolezze, ferite, cadute, rotture dolorose». Serve allora un impegnativo cammino di comprensione, di sostegno e di perdono reciproco. E se la Chiesa apprezza le coppie che affrontano queste fatiche relazionali rimanendo fedeli al vincolo matrimoniale, continua ad essere vicina anche a coloro che hanno scelto o sono stati costretti ad avviarsi «verso una irrinunciabile rottura del patto matrimoniale».
Questi coniugi non sono separati dalla Chiesa, che anzi li «accoglie con benevolenza e si mette al loro fianco accompagnandoli con premura pastorale e li sostiene con il dono della Parola di Dio». Non si può negare però la ferita che si è creata sia dal punto di vista umano, sia «in rapporto a Cristo e al sacramento del matrimonio».
E qui interviene la novità di Amoris laetitia che non offre soluzioni a buon mercato e non abbassa l’asticella delle richieste. Anzi, impone a coloro che intendono incontrare la misericordia della Chiesa, un percorso impegnativo di discernimento e di riconciliazione. Chi accetta questa via penitenziale, può sperare in una nuova vita di pienezza nella fede e nel gioioso abbraccio della comunità. Chi rifiuta di «interrogarsi coscienziosamente sui passi possibili da compiere» ed esclude la possibilità di un percorso anche doloroso finalizzato a riesaminare le proprie scelte di vita, non può pretendere né sconti né colpi di spugna a basso prezzo. Ecco la semplice coerenza evangelica di Amoris laetitia che i vescovi delle Marche hanno mostrato di saper interpretare in modo sintetico e rigoroso.
Può capitare che una coppia di credenti divorziati e risposati non possa separarsi, secondo quanto consigliato dal magistero, «a motivo dei figli da educare o per altre importanti ragioni»? Può capitare che questa coppia, pur impegnandosi a mantenere la continenza, finisca per riconoscere l’impossibilità di rispettare l’impegno? Può capitare che uno dei due sia disposto a vivere in continenza ma non possa mantenere l’impegno «per la mancata collaborazione dell’altro e, d’altra parte non è bene mettere a rischio la convivenza per il grave danno che deriverebbero ad alcuni beni, quale quello dei figli, che dev’essere salvaguardato». Ricordando che «possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione», Amoris laetitia «lascia aperta la possibilità di accedere in questi ultimi casi al sacramento della Riconciliazione». E quindi, in determinate circostanze, da valutare caso per caso, a quello dell’Eucaristia.
Ecco tutto. Chiarezza, capacità di sintesi e un sincero sguardo pastorale orientato all’impegno reale di accompagnare e di guidare le persone in difficoltà. Con questo obiettivo i vescovi della Conferenza episcopale marchigiana hanno “tradotto” in un breve sussidio il senso del capitolo VIII di Amoris laetitia. In dieci paginette, più una conclusiva, i presuli marchigiani sono riusciti a spiegare con chiarezza l’essenza del capitolo più discusso dell’Esortazione postsinodale sulla famiglia. E, allo stesso tempo, hanno offerto indicazioni non equivoche sulla prassi pastorale da seguire. Un lavoro davvero efficace, ultimo in ordine cronologico tra quelli realizzati delle Conferenze episcopali regionali per agevolare la comprensione di Amoris laetitia, ma non certo ultimo per chiarezza ed efficacia esplicativa.
Il lavoro dei vescovi delle Marche è tutto fuorché una semplificazione banale, anzi si segnala per lo sforzo ammirevole di rendere agevoli e alla portata di tutti, indicazioni pastorali che qualcuno aveva addirittura valutato come inopportune, sbagliate o addirittura eretiche. Certo, fa sorridere – ma con il sorriso buono della sapienza cristiana che guarda con fiducia al futuro come dono di Dio – che la Nota pastorale dei vescovi marchigiani rivolta ai «carissimi sacerdoti e fedeli» abbia visto la luce proprio in concomitanza con le polemiche suscitate delle mancate conferme tra i docenti del nuovo Istituto “Giovanni Paolo II”.
Tensioni scaturite soprattutto da un’interpretazione riduttiva di Amoris laetitia, finalizzata cioè a negare l’esistenza di un paradigma pastorale rinnovato secondo la logica dello sviluppo nella continuità. Senza avventurarsi in dibattiti teologici, a oltre tre anni dalla pubblicazione dell’Esortazione postsinodale che ha trovato amplissima e convinta ricezione nel 99% delle diocesi italiane, i vescovi delle Marche dimostrano che le indicazioni del documento di papa Francesco, sono ispirate alla concretezza della realtà e ai principi del Vangelo.
Nella logica della carità, scrivono, «accogliere, accompagnare, integrare ogni coppia costituisce il primo e indispensabile annuncio del Vangelo dell’amore e del matrimonio». I vescovi sanno che «ogni cammino di fede e di amore è segnato da gioie e speranze, da fatiche e soddisfazioni, da entusiasmi e da stanchezze», e che talvolta – anzi purtroppo sempre più spesso – «l’amore umano sperimenta debolezze, ferite, cadute, rotture dolorose». Serve allora un impegnativo cammino di comprensione, di sostegno e di perdono reciproco. E se la Chiesa apprezza le coppie che affrontano queste fatiche relazionali rimanendo fedeli al vincolo matrimoniale, continua ad essere vicina anche a coloro che hanno scelto o sono stati costretti ad avviarsi «verso una irrinunciabile rottura del patto matrimoniale».
Questi coniugi non sono separati dalla Chiesa, che anzi li «accoglie con benevolenza e si mette al loro fianco accompagnandoli con premura pastorale e li sostiene con il dono della Parola di Dio». Non si può negare però la ferita che si è creata sia dal punto di vista umano, sia «in rapporto a Cristo e al sacramento del matrimonio».
E qui interviene la novità di Amoris laetitia che non offre soluzioni a buon mercato e non abbassa l’asticella delle richieste. Anzi, impone a coloro che intendono incontrare la misericordia della Chiesa, un percorso impegnativo di discernimento e di riconciliazione. Chi accetta questa via penitenziale, può sperare in una nuova vita di pienezza nella fede e nel gioioso abbraccio della comunità. Chi rifiuta di «interrogarsi coscienziosamente sui passi possibili da compiere» ed esclude la possibilità di un percorso anche doloroso finalizzato a riesaminare le proprie scelte di vita, non può pretendere né sconti né colpi di spugna a basso prezzo. Ecco la semplice coerenza evangelica di Amoris laetitia che i vescovi delle Marche hanno mostrato di saper interpretare in modo sintetico e rigoroso.