Ritiro per gli operatori pastorali

 (Parrocchia del S. Cuore di Gesù – 20 dicembre 2015)

Rocchi don Emilio

 Ho tenuto due momenti di riflessione: ho presieduto la santa Messa alle ore 10 e poi ho offerto una riflessione per gli operatori pastorali sino alle 12,30.

Le letture della IV Domenica di Avvento: Mi 5, 1-4a; dal Sal 79 [80] con il rit. Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi; Eb 10, 5-10; Canto al Vangelo: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola [Lc 1, 38]; Lc 1, 39-45.

 

Due premesse

 

Questa conversazione vuole offrire degli spunti per vivere il Giubileo straordinario della Misericordia, facendo attenzione alle nostre situazioni reali e alle difficoltà relazionali che non mancano nei nostri ambienti.

 

Dio si rivela progressivamente nella storia

 

Dio ha preparato Israele, il popolo eletto, alla venuta del Figlio; questa, prevista dall’eternità, ha portato a compimento la rivelazione su Dio, sulla creatura umana, sul senso della creazione, sulla vita eterna, … descritta nel Primo Testamento. Gesù ha spiegato anche gli effetti terribili del peccato e delle conseguenze, sulla persona e sull’intera creazione.

In questo modo, possiamo capire perché la rivelazione giunge alla pienezza con Gesù e con Lui possiamo avere una giusta visione di ciò che riguarda Dio, la creazione e la redenzione (“nuova creazione”).

 

Gesù porta a compimento la rivelazione

 

Gesù viene a completare e precisare la rivelazione e nel mistero dell’Eucaristia ne abbiamo il momento culmine: è la sintesi e il compendio della vicenda di Gesù; un evento che ne anticipa passione, morte e risurrezione e ci fa partecipare degli effetti divini dell’evento pasquale.

–          È la celebrazione di un Vivente, non la memoria di un defunto; pur essendo salito al cielo con l’Ascensione, rimane tra noi ogni giorno, così come aveva promesso (cf. Mt 28, 20).

–          L’Eucaristia è la presenza che, continuamente, rigenera la Chiesa Corpo di Cristo; nella sua forza troviamo la possibilità di proseguire la missione affidata dal Maestro (cf. Mt 28, 19).

 

Svilupperò la riflessione in tre passaggi successivi:

1. La comprensione di Dio nel popolo ebraico.

2. Gesù porta a compimento la rivelazione.

3. Alcuni testi e parabole dal Vangelo di Luca.

 

La comprensione del mistero di Dio nel Primo Testamento

 

 

Nel Primo Testamento Dio segue la legge della gradualità e il popolo di Israele tramanda nelle Sacre Scritture ciò che ha compreso e come lo ha compreso. In particolare coglie che Dio lo educa come un padre fa con il figlio (cf. la pedagogia divina).

Troviamo pagine in cui Dio è misericordioso (cf. Es 34, 6-7), ma anche Geloso (cf. Es 34, 13-15); si parla del suo amore superiore a quello di una madre (cf. Os 11, 1-9; Is 49, 14-16), ma ci sono pagine in cui chiede giustizia e si operano crudeltà (cf. Es 32, 25-29; Gs 6, 17-21); troviamo espressioni contro il malvagio e i suoi figli.

 

Si giunge alla mentalità diffusa che Dio benedica i buoni (coloro che osservano la legge) e punisca i cattivi, i malvagi durante la vita terrena, chi se lo merita.

 

Ma non sempre accade come troviamo scritto nel Salmo 103 (102) – Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. […] Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono –, anzi; in alcuni casi sembra che punisca gli errori (si pensi all’esilio e alla distruzione di Gerusalemme) o non è il buono che prospera ma il malvagio (si pensi alle persecuzioni per chi è fedele alla legge, descritte nei libri dei Maccabei), questa visione entra in crisi. Si comincia a pensare che Dio retribuisca le persone non durante la vita terrena, ma dopo la morte. Ma rimane certo che il giusto sarà premiato e il malvagio punito.

 

Gesù dovrà confrontarsi con queste mentalità e gli atteggiamenti conseguenti.

Un confronto che anche noi siamo chiamati ad affrontare e a non evitare. Infatti, quante volte abbiamo modi di pensare e di agire che non corrispondono a quelli di Gesù, ma sono più vicini a quelli dei dottori della Legge o degli scribi e farisei?

 

Gesù porta a compimento le Scritture

 

 

Con l’istituzione dell’Eucaristia così come ci è tramandata dai Vangeli sinottici e da Giovanni, Gesù porta a compimento le profezie: è la sintesi e il compendio della scelta di voler condividere pienamente la nostra vita.

 

Nell’Ultima Cena Gesù dice di aver desiderato di mangiare la Pasqua con gli apostoli e facendo eco alle parole del profeta Geremia (cf. Ger 31, 31-34: una nuova alleanza con la casa d’Israele e con la casa di Giuda; avranno la legge scritta nel cuore) aggiunge: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi» (Lc 22, 20b).

Il «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19), non opera forse la trasformazione del cuore (cf. Ez 36, 24-27: da un cuore di pietra a un cuore di carne); e il «non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio» (Lc 22, 18b), non evoca il compimento del regno di Dio e la risurrezione? (cf. Ez 37, 13-14: far uscire il popolo dai sepolcri e di risuscitare) …

 

Dio è venuto per condividere la sorte delle creature umane e in particolare degli ultimi.

Lo si vede già nei Vangeli dell’infanzia: nella scelta di Maria (e Giuseppe), dei pastori come primi chiamati dagli Angeli ad adorare il Bambino (cf. Lc 1-2); e poi anche i Magi (cf. Mt 2).

 

Nella vita pubblica Gesù va a cercare della casa d’Israele, chi era perduto; non scappa dai peccatori che lo cercano e dalle persone che lo toccano, nonostante sapesse dei giudizi; come non citare Matteo, Zaccheo, ma anche la Donna samaritana, la prostituta, l’adultera, …

 

Gesù fa conoscere la misericordia che è il Padre

 

Gesù ai dottori della legge, ai farisei e ai sadducei cerca di spiegare chi è il Padre; ma solo alcuni credono. Troppo diversa è l’immagine di Dio proposta da Gesù rispetto a quella che emergeva, secondo la loro interpretazione, dalle Scritture e dalla legge.

Nel vangelo di Matteo troviamo che Gesù ripete più volte ai farisei, citando il profeta Osea: “Imparate che vuol dire misericordia io voglio e non sacrificio” (cf. Mt 9, 13; 12, 7).

Già Giovanni, nel dialogo con Nicodemo aveva scritto che: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16). Gesù è disposto a tutto, anche a dare la vita, pur di salvare! Ben lo capirà e lo esprimerà san Paolo (cf. 1Cor 9, 19-22).

In croce accanto ai due ladroni, secondo Luca, ha un dialogo con uno di loro e invoca il Padre affinché perdoni tutti.

 

Gesù insegna anche con le parole

 

Gesù vivendo con loro insegna ai Dodici chi è il più grande e come deve comportarsi (servire) e qual è l’amore più grande (dare la vita). Insegna quindi anche con le parole.

Vivendo con loro, li ascolta, condivide il cammino e le incertezze, insegna la via della vita.

 

L’eloquenza dei fatti è il metodo privilegiato di Gesù. “Dicono e non fanno” (Mt 23, 3) era l’accusa di Gesù ai farisei. Cerca di coinvolgere il dottore della Legge che voleva giustificarsi: «Va’ e anche tu fa così» (Lc 10, 37b), dopo la spiegazione di chi è il prossimo data con la parabola del buon Samaritano.

 

Queste realtà siamo chiamati a vivere, annunciare, testimoniare e celebrare, prima di tutto, tra di noi e, di conseguenza, con tutti gli altri.

Condividere di più la nostra appartenenza a Gesù e alla Chiesa; allenarsi a una amnistia il più completa possibile con esercizi giornalieri di amore umile e paziente; avere dinanzi Gesù come l’Unico Signore a cui affidarsi e l’Unico Maestro da cui imparare. E non altri! Bisogna dirlo perché, in realtà, seguiamo altri riferimenti dove prevale la giustizia, se non la vendetta, l’orgoglio ferito se non l’amor proprio; … si fa fatica a essere maturi cioè capaci di rinnegare se stessi e vivere solo per la gloria di Dio.

 

Dobbiamo dire sinceramente che non è scontato accogliere la misericordia di Dio e esserne strumenti. È una grazia da implorare, da chiedere con insistenza, senza stancarsi, come singoli e come comunità.

 

Il Vangelo di Luca: alcuni episodi e parabole.

 

Privilegiamo il Vangelo di Luca che caratterizza la Liturgia della Parola delle Domeniche, e per questo faremo riferimento ad alcuni episodi in cui concretamente il peccatore non trova un rifiuto in Gesù, o un suo allontanamento; ma addirittura una chiamata a una nuova vita. Gesù pratica la misericordia e ce la mostra come via maestra prima di tutto nella comunità dei discepoli, mentre abbiamo anche la concreta possibilità di rifiutarla: a noi stessi e alle altre creature.

 

Chiamata dei primi quattro discepoli (5, 1-11).

Pietro afferma: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore» (versetto 8). «Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono» (versetti 10b-11).

 

Chiamata di Levi al banco delle imposte (5, 27-32).

«Gesù rispose loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano» (versetti 31-32).

 

Una donna peccatrice a casa di Simone a Nain (7, 36-50).

«Poi (Gesù) disse a lei: “I tuoi peccati sono perdonati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è costui che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “la tua fede ti ha salvata; va’ in pace!» (versetti 48-50).

 

Il grande comandamento e la parabola del buon Samaritano (10, 25-38).

«Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione […] e si prese cura di lui» (versetti 33-34).

 

Le tre parabole della misericordia (15, 1-7. 8-10. 11-32).

«“Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che era perduta”» (versetto 6).

«“Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (versetti 9b-10).

«ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (versetto 32).

 

La parabola del fariseo e del pubblicano (18, 9-14)

«Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri. “Due uomini salivano al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano […] Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (versetti 9-10. 14).

 

Zaccheo (19, 1-10).

«Gesù gli rispose: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti e venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (versetti 9-10).

 

Pietro (22, 31-34. 54-62).

«Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (versetti 31-32).

«Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo di Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto […] E, uscito fuori, pianse amaramente» (versetti 61-62).

 

Il buon ladrone (23, 39-43).

«(Gesù) gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”» (versetti 9-10).

 

Conclusione

 

Chi ha sperimentato la Misericordia di Dio e ne è stato risanato – come è accaduto a Simone-Pietro, alla Maddalena, a Zaccheo, a Saulo-Paolo, …  – può cantare la misericordia di Dio che ci raggiunge con l’evento di Pasqua che celebriamo nell’Eucaristia soprattutto domenicale.

 

Nella Preghiera per l’Anno giubilare, verso la conclusione, si dice: “Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia”, sì, soprattutto lei perché ha sperimentato la Misericordia ne può essere una speciale icona. Solo lei poteva appunto cantare il Magnificat.

 

Possiamo chiedere per tutti noi e per quanti partecipano alla celebrazione dell’Eucarestia di avere un cuore di carne, di imparare cosa vuol dire misericordia io voglio e non sacrifici, e questo affinché possiamo il più possibile attingere alla fonte della Misericordia e mostrarne gli effetti.

PREGHIERA DELLA MISERICORDIA DI PAPA FRANCESCO

 

Signore Gesù Cristo,

tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,

e ci hai detto che chi vede te vede Lui.

Mostraci il tuo volto e saremo salvi.

Il tuo sguardo pieno di amore liberò

Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro;

l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;

fece piangere Pietro dopo il tradimento,

e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.

Fa’ che ognuno di noi

ascolti come rivolta a sé

la parola che dicesti alla samaritana:

Se tu conoscessi il dono di Dio!

 

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,

del Dio che manifesta la sua onnipotenza

soprattutto con il perdono e la misericordia:

fa’ che la Chiesa sia nel mondo

il volto visibile di Te,

suo Signore, risorto e nella gloria.

Hai voluto che i tuoi ministri

fossero anch’essi rivestiti di debolezza

per sentire giusta compassione

per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore;

fa’ che chiunque si accosti a uno di loro

si senta atteso, amato e perdonato da Dio.

 

Manda il tuo Spirito

e consacraci tutti con la sua unzione

perché il Giubileo della Misericordia

sia un anno di grazia del Signore

e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo

possa portare ai poveri il lieto messaggio,

proclamare ai prigionieri

e agli oppressi la libertà

e ai ciechi restituire la vista.

 

Lo chiediamo per intercessione di Maria

Madre della Misericordia

a te che vivi e regni

con il Padre e lo Spirito Santo

per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

Alcune domande.

  1. Insegnare anche con le parole. Facciamo attenzione a cosa le persone vedono e capiscono dai nostri comportamenti? Cerchiamo di correggerli con pazienza?
  2. Nelle prime comunità le opere di misericordia (corporali e spirituali) erano testimoniate e contagiavano gli altri perché testimoniavano la fede e la vita fraterna. E noi?
  3. Lo stile della parrocchia come il “buon Samaritano”: farsi prossimo, aver compassione e agire in modo concreto coinvolgendo altri nell’impresa. Possiamo fare meglio?
  4. La chiamata a seguire Gesù (vicenda di Pietro) esige umiltà e unità alle fonti della Grazia (Parola, Liturgia, Sacramenti, Preghiera), come singoli e comunità. Ne siamo davvero consapevoli e coltiviamo questa dimensione in modo adeguato?