SETTENARIO DELLA MADONNA DEL PIANTO
Cattedrale di Fermo, 14-19 gennaio 2019
Maria e la gioia del Vangelo
Venerdì 18 gennaio (inizio preghiera unità dei cristiani) –
Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra
Pellegrinaggio delle Parrocchie San Gabriele dell’Addolorata, San Giovanni Bosco e Immacolata Concezione
Eb 4, 1-5.11; Salmo 77 (78) con il rit. Proclameremo le tue opere, Signore; canto al vangelo: “Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo” (Lc 7, 16); Mc 2, 1-12.
Abbiamo ripetuto alcune volte come ritornello del salmo: Proclameremo le tue opere, Signore. Ed è l’atteggiamento che ci porta a entrare in chiesa per raccoglierci in preghiera dinanzi al tabernacolo ed è il motivo per cui andiamo in chiesa per partecipare al Sacrificio del Calvario di cui viviamo il Memoriale nella celebrazione eucaristica. Sì, andiamo per proclamare le opere del Signore e ringraziarLo, o per chiedere qualcosa come hanno fatto quanti hanno portato il paralitico da Gesù, come abbiamo sentito nel brano del Vangelo.
E questo possiamo farlo ogni volta che servendo, ci accorgiamo che la persona che stiamo aiutando non si accontenta di ricevere, ma ci dice la sua impressione su quanto stiamo facendo. Mi sembra che sia quello che è accaduto a Maria da Elisabetta.
Torniamo con la mente a quello che disse Elisabetta vedendo Maria che era andata per aiutarla negli ultimi mesi di gravidanza. Non si accontenta di vederla ma, ispirata interiormente dallo Spirito Santo, le rivolge parole che costringono Maria a lodare Dio e a proclamarne le opere per amore della verità!
«A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me? […] E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1, 43. 45). A queste parole, la Vergine non poteva tacere e prendersi meriti che non aveva, è costretta a parlare per amore della giustizia!
«Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome”» (Lc 1, 46-49).
Le persone che serviamo o aiutiamo vengono toccate dallo Spirito Santo che abita in loro o si accontentano solo di ricevere? È una domanda che non possiamo eludere, nelle famiglie come nelle parrocchie; cioè queste persone sono spinte a chiederci il motivo del nostro agire o non ci chiedono nulla del “perché” lo facciamo? E se non sono interessate a chiedercene la ragione, non è forse il momento di fermarci e verificare se veramente facciamo ancora le cose per amore del Signore, o perché bisogna farle? E quando terminiamo il nostro fare per queste persone, sentiamo la presenza del Signore che ci dice: L’hai fatto a Me, come speriamo ci dirà nel giudizio finale (cf. Mt 25, 31-46)?
Maria va per amore, il Bambino e Elisabetta ne sono toccati e si stabilisce un dialogo in cui esaltano l’azione di Dio! Raramente le persone che serviamo o a cui facciamo beneficenza, ringraziano o ne sono toccate, perché si aspettano qualcosa – sono loro a venire – non siamo andati come fece Maria!
Quando viene qualcuno in parrocchia a chiedere un aiuto economico vivo la difficoltà di decidere e se e quanto dare; in alcuni casi, chiedo di poter andare a casa loro, se mi dicono di abitare nelle vicinanze. Mi è accaduto, in un caso, di vedere una casa più grande e migliore di quella parrocchiale, in un altro, la persona non si è vista più, in un altro caso invece ho visto le reali situazioni di disagio … ho coinvolto diverse persone: si è dato ciò che serviva e si continua a provvedere, secondo le necessità e le possibilità. Andare a vedere e visitare!
Un altro aspetto che vorrei sottolineare sono le parole di Maria nel Magnificat dove parla di umiltà ma anche che “d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”! Si tratta di avere una corretta visione di sé, senza alcuna superbia, e con la consapevolezza che Dio opera miracoli, proprio con gli umili!
Non mi sembra diffusa questa umiltà: carità, verità e giustizia, insieme!
Tanto spesso, non si evidenziano le ingiustizie, pur vedendole; non ci si lascia coinvolgere in situazioni difficili, o non ci si espone, perché qualcuno potrebbe pensare male di noi o non potremmo “fare carriera”!
Bisogna vivere l’umiltà di Maria e per questo esporre pareri e opinioni, senza offendere, e senza mormorare dietro le spalle! Quando infatti ritrovò Gesù nel tempio dopo 3 giorni di ansiosa ricerca con Giuseppe, dice la sua a Gesù, ma poi tace e non aggiunge altro a quanto sentito da Lui!
Dobbiamo avere la sua umiltà quando esprimiamo delle idee ma senza imporle, e disposti a chiedere scusa se si è esagerato nei modi o nei toni!
Dobbiamo essere umili per chiedere aiuto o ascoltare consigli, quando viviamo situazioni di confusione; mai andare avanti da soli (cf. Sir 6, 36)!
Abbiamo bisogno di rimanere umili quando si è in cattedra, come mi sta accadendo in questa settimana, senza sentirsi né migliori né superiori agli altri.
«Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza- scrive papa Francesco –. Lei è la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. È colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio» (Evangelii gaudium, n. 286).
Maria Vergine madre e maestra spirituale (è una delle 46 Messe pubblicate per l’Anno Mariano 1987-1988), quando la frequentiamo, ci insegna l’arte di non soccombere sotto le sofferenze, le prove e le stanchezze della vita.
Imitando Lei e invocandoLa, possiamo sentire rivolta a noi – mi auguro anche ora – la carezza della sua consolazione materna.
Sabato 19 gennaio (II Domenica del T.O.) – Le nozze di Cana
Pellegrinaggio della Parrocchia San Domenico
Is 62, 1-5; Salmo 95 (96) con il rit. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore; 1Cor 12, 4-11; canto al vangelo: “Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo” (cf. 2Ts 2, 14); Gv 2, 1-11.
Il testo del profeta Isaia ascoltato iniziava con le parole: Per amore di Sion non tacerò … e proseguiva dicendo: Allora le genti vedranno la tua giustizia.
E nel ritornello del salmo abbiamo ripetuto: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore. Quali le meraviglie che dovremmo annunciare?
Per accorgersi che ci sono, innanzi tutto, bisogna avere lenti speciali, quelle dello Spirito Santo. Infatti, è Lui solo che fa accorgere delle opere meravigliose che accadono, ma … bisogna farGli spazio allora fa vedere cose che altri non notano, pur germogliando davanti a loro. Chi è sensibile all’azione dello Spirito Santo sa gioire di ogni Sua manifestazione, come abbiamo ascoltato nella Prima Lettera ai Corinzi: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno il linguaggio della sapienza, a uno il linguaggio di conoscenza, a uno la fede, a un altro il dono delle guarigioni, a uno il potere dei miracoli, a uno i dono della profezia, a uno il dono di discernere gli spiriti… tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole» (cf. 1Cor 12, 4-11). E Lui agisce ovunque, anche fuori della nostra Chiesa. Stiamo pregando per l’unità dei cristiani …
Lo Spirito è in azione, ma per accorgersene sono necessari occhi puliti e puri, come si afferma nelle beatitudini di Matteo: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (5, 8). Sì, sapranno riconoscere i segni della presenza di Dio ovunque e la valorizzeranno come merita, la rispetteranno come è giusto che sia, con amore grato e riconoscente.
È lo Spirito Santo che fa comprendere a Maria l’agitazione dei servitori; diversi, avevano sentito dire loro che stava mancando il vino a Cana di Galilea, durante un banchetto di nozze. È lo Spirito Santo che suggerisce a Maria di rivolgersi a Gesù affinché rompesse gli indugi e, ci narra Giovanni, quello «fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù: egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2, 11).
E quale la parte di Maria? Nella sua umiltà, forte e coraggiosa, si rivolge all’Unico che poteva salvare gli sposi da … una figuraccia. Va da Lui sicura di ottenere! e Gli dice: «Non hanno vino» (2, 2), poi senza lasciarsi frenare dalla Sua risposta, si rivolge con autorità ai servitori e, senza timore, comanda loro: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (2, 3). Ecco la fortezza umile di Maria!
Ieri abbiamo detto qualcosa dell’umiltà tipica di Maria, oggi ne vediamo la forza e la determinazione nell’ottenere non per sé, ma per il bene degli sposi.
Qui la sua fede ottiene di anticipare ciò che Gesù pensava dovesse avvenire più in avanti nel tempo e, probabilmente, in un luogo diverso, non in un banchetto di nozze, dove qualcuno avrebbe anche potuto abusare del vino…
Quante volte Gesù nei Vangeli sottolinea le condizioni necessarie affinché la preghiera ottenga quanto chiede: la grande fede del centurione che prega per la guarigione del servo (cf. Lc 7, 9), dell’emorroissa che pensa che toccando il mantello di Gesù sarà sanata (cf. Lc 9, 44); la fede delle quattro persone che portano il paralitico da Gesù: brano che abbiamo ascoltato ieri …
Maria non pensa a sé, ma agli sposi e alle critiche che avrebbero subìto! Si interessa di cose concrete, e che tutto vada per il meglio … È una madre che rende evidente l’amore materno di Dio, un amore preveniente, che non attende che gli chiediamo perché sa ciò di cui abbiamo bisogno. Mi sembra così importante tutto questo. Noi, forse, pensiamo che Dio avendo tante cose da fare, non può guardare la mia piccola e povera persona… Invece – e lo si coglie da questa pagina del Vangelo – si interessa di ogni minima situazione che ci riguarda. Conta i capelli del nostro capo…
A Cana Gesù ascolta Maria e essi mostrano amore per chi è in difficoltà e fanno del tutto perché non venga meno la loro gioia.
«Sulla croce, quando Cristo soffriva nella sua carne il drammatico incontro tra il peccato del mondo e la misericordia divina, poté vedere ai suoi piedi la presenza consolante della Madre e dell’amico. […] Gesù ci lasciava sua madre come madre nostra. Solo dopo aver fatto questo Gesù ha potuto sentire che “tutto era compiuto” (Gv 19, 28). Ai piedi della croce, nell’ora suprema della nuova creazione, Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a Lei perché non vuole che camminiamo senza una madre, e il popolo legge in quell’immagine materna tutti i misteri del Vangelo. […] L’intima connessione tra Maria, la Chiesa e ciascun fedele, in quanto, in modi diversi, generano Cristo, è stata magnificamente espressa dal Beato Isacco della Stella: “Nelle Scritture divinamente ispirate, quello che si intende in generale della Chiesa, vergine e madre, si intende in particolare della Vergine Maria […] Cristo rimase nove mesi nel seno di Maria, rimarrà nel tabernacolo della fede della Chiesa fino alla consumazione dei secoli; e, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele, per i secoli dei secoli” (Isacco della Stella, Sermo 51: PL 194, 1863.1865)» (Evangelii gaudium, n. 285).
L’orazione dopo la Comunione della Messa Maria Vergine causa della nostra gioia recita: Conferma, o Padre, ciò che hai operato nei nostri cuori per mezzo dei santi misteri, e donaci di riconoscere nella fede il Figlio di Maria, vero Dio e vero uomo, per sperimentare nella gioia senza fine la potenza della sua risurrezione … (cf. Messe della beata Vergine Maria, p. 112).
La gioia di Maria, e la nostra non può avere altra radice, è fondata sulla Parola di Dio che giunge a compimento a Pasqua-Pentecoste: fiorisce dal Golgota, dove Gesù ci ha amato fino alla fine; scaturisce dal Cenacolo dove i discepoli confidano e si affidano alle promesse del Signore e Salvatore; si dilata nel mondo per la testimonianza di chi ha visto (cf. 1Gv 1, 1-4).
Stasera possiamo imparare anche dai servitori. Essi hanno obbedito a Maria e a Gesù, e per questo hanno visto sotto i loro occhi l’acqua trasformarsi in vino; hanno potuto raccogliere il vivo e stupito compiacimento di chi dirigeva il banchetto e dei commensali. In fondo avevano solo obbedito rischiando una punizione qualora avessero portato acqua invece di vino … e se non lo avessero fatto? Sono stati strumenti di un miracolo di cui si parlerà fino alla fine dei secoli!
Se ci metteremo a disposizione del Regno di Dio, come hanno fatto i Santi e tra questi Domenico, potremo vedersi realizzare quella promessa di Gesù che non può che sconvolgerci: “Farete cose più grandi di me … perché Io vado al Padre” (cf. Gv 14, 12)!
Sì sarà così, ma perché questo accada, Abbiamo bisogno della fede di Maria. Lei, non crollò sotto la Croce e diede testimonianza di un amore fino alla fine, verso il Figlio di Dio, verso la Chiesa e verso l’umanità redenta dal Sangue del Figlio.
Questa fedeltà decisa e coraggiosa è quella che le odierne condizioni della Chiesa e della società ci chiedono!
Che la Madre di Dio, causa della nostra gioia, ci sostenga nel dare a nostra volta, come singoli e come comunità, questa testimonianza di amore fino alla fine dei nostri giorni affinché … si diffonda la gioia del Vangelo! La gioia di Maria!”
Rocchi don Emilio