DOMENICA 4 Maggio

AL MISTERIOSO VIANDANTE: «RESTA CON NOI, SIGNORE»

POSSIAMO immaginare lo sconvolgimento dei due discepoli diretti a Emmaus mentre discorrono con un misterioso viandante che si avvicina a loro. Sono tristi perché Gesù è stato ucciso e sepolto. Le domande del viandante sembrano quasi rinnovare il dolore che attanaglia l’anima. I loro occhi sono incapaci di riconoscere Gesù, annota Luca nel suo Vangelo. Nemmeno quando il Risorto spiega loro che doveva soffrire per entrare nella gloria. Perché questa cecità? Il loro stato d’animo è come un macigno che non permette di elevare lo sguardo oltre il dolore e lo sconforto. Non è forse questo un messaggio per tutti noi? Il conflitto tra il desiderio di credere alla risurrezione e i timori umani che sia solo un’illusione non trovano soluzione se non al termine del viaggio. È solo nell’Eucaristia che trovano la luce che rende loro la vista. Anche Pietro negli Atti degli Apostoli (I Lettura) davanti all’incredulità della gente riguardo alla discesa dello Spirito Santo, deve spiegare come l’Antico Testamento annunciasse quanto era avvenuto in quei giorni. Un discorso sul compimento delle promesse in Cristo anche da Pietro nella sua prima Lettera (II Lettura). (Da La Domenica)

COMMENTO

La pagina evangelica porta le caratteristiche del Vangelo scritto da Luca, greco di origine, per lettori greci. Egli attribuisce grande importanza ai fatti, agli avvenimenti; è interessato a ciò che “avviene” (cf vv. 15; 30); per lui la familiarità, la vicinanza di Gesù è un elemento costitutivo della risurrezione. Significativi sono nel nostro brano i due verbi: Gesù «si avvicina», “cammina” con i due discepoli. Sono due verbi nei quali può essere sintetizzata la missione di Gesù: in Lui Dio si fa vicino agli uomini, entra nella loro storia, nella loro esistenza quotidiana e la rinnova. Il tema della vicinanza del Risorto è proprio di Luca; non è presente nei Vangeli di Matteo e di Marco. Nel Vangelo di Giovanni è espresso tramite il dono dello Spirito Santo.
Nel brano evangelico odierno vogliamo cogliere tre momenti significativi.
Il primo riguarda l’atteggiamento dei due discepoli che lasciano Gerusalemme e si avviano verso Emmaus conversando di tutto quello che era avvenuto a Gerusalemme, concretamente della morte di Gesù in croce, del suo fallimento. Nel loro cuore c’è scoramento e tristezza. Gesù si unisce a loro e li interroga sul contenuto della loro conversazione. Essi lo informano dettagliatamente su quanto era accaduto a Gerusalemme ed esprimono tutta la loro delusione: “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute” . L’affermazione indica quale tipo di Messia si attendevano: un Messia potente; il contrario di quello che era avvenuto sulla croce. Ormai sono convinti che tutto è finito con la morte di Gesù; le speranze di una liberazione di Israele sono del tutto crollate. Il racconto delle donne recatesi al sepolcro appare loro pieno di sospetti; la testimonianza di altri discepoli non offriva loro alcuna certezza circa la risurrezione.
Il secondo momento riguarda il metodo adoperato da Gesù nell’aprire progressivamente gli occhi e il cuore dei due discepoli al piano salvifico divino. Egli si fa esegeta di se stesso; spiega che il mistero della croce, il fallimento della croce – praticamente tutto quello che per loro era uno scandalo -, faceva parte del piano salvifico di Dio. In realtà Gesù varie volte aveva parlato della sua morte in conformità alle Scritture, ma non era stato compreso. I due discepoli sono commossi dalla sua interpretazione delle Scritture. E’ una fiamma che penetra nel loro cuore. Fra poco diranno: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre Egli conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.
Il terzo momento è costituito dal riconoscimento di Gesù. Vicino al villaggio dove erano diretti, Egli fece finta di andare più lontano. Invitato a rimanere, resta. Adesso ci troviamo davanti alla scena centrale del brano evangelico, la quale è sottolineata dal secondo «E avvenne» ( il primo si dà nel v. 15). Gesù si fa conoscere nello spezzare il pane. E’ evidente il rimando al racconto dell’istituzione dell’Eucaristia (cf 22,19). A questo momento si aprirono gli occhi dei due discepoli e lo riconobbero. Ma Egli sparì dalla loro vista. E’ da evidenziare il cambiamento dei sentimenti dei due discepoli. La gioia e l’entusiasmo entrano nel loro cuore. Tristezza e scoramento svaniscono improvvisamente. Gesù è veramente risorto! Corsero immediatamente a Gerusalemme dove trovarono riuniti gli undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Il brano evangelico ci dice che Gesù il Risorto, il Vivente, si è fatto viandante nella strada della nostra vita. È entrato nella nostra storia; si è fatto nostro compagno. Il cammino dei due discepoli di Emmaus è il nostro cammino. La loro esperienza deve essere la nostra esperienza; essa mostra i modi come possiamo riconoscere la presenza del Risorto: la Scrittura e la frazione del pane. La Scrittura è luogo del nostro incontro con Cristo. Essa infatti è Parola vivente, salvifica per l’uomo di tutti i tempi; Parola che rivela l’amore infinito di Dio manifestatosi in Gesù Cristo. Da qui deve scaturire la seria convinzione che deve essere nostro costante desiderio leggere, meditare ogni giorno qualche pagina della S. Scrittura. La Parola di Dio è “viva ed efficace”; essa quindi lentamente, senza che ce ne accorgiamo, apre la nostra mente alla conoscenza di Gesù, del suo amore per ciascuno di noi. Smaschera, rivela le più profonde durezze del nostro cuore e progressivamente lo dischiude all’amore di Dio; ci cambia. In questa lettura e meditazione della Scrittura Gesù stesso diventerà anche per noi, come lo fu per i due discepoli, il nostro “esegeta”. Il nostro cuore arderà come il loro. Accanto alla Scrittura c’è un altro segno per riconoscere la presenza del Risorto nel nostro cammino: l’Eucaristia, la frazione del pane. L’Eucaristia dirada le tenebre del mistero della croce; lo illumina e dà ad esso senso. Senza l’Eucaristia la croce rimane nella sua ambiguità. L’Eucaristia chiarisce che Cristo muore sulla croce per la nostra salvezza, per diventare per ciascuno di noi pane spezzato, sangue versato. Essa rende presente e visibile nella storia di tutti i tempi, di tutti gli uomini il mistero della morte e della risurrezione di Cristo. Ecco perché la Chiesa considera l’Eucaristia “fonte e culmine” dell’esistenza cristiana. Essa è il cibo dell’uomo viandante verso la patria celeste. (Da Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi)