Ringrazio tutti voi, cari amici, e benvenuti! Grazie per la vostra presenza. Questo incontro avrebbe dovuto avvenire, credo, lo scorso febbraio, nell’anniversario dell’inizio dell’epidemia in Europa, proprio nella città di Codogno. Ringrazio la Signora Dirigente per le sue parole introduttive. Ringrazio il cittadino più noto, forse, di Codogno, Mons. Fisichella, e ringrazio tutti voi. Grazie.
Appena ricevuta la vostra proposta, avevo visto che era importante accoglierla, perché la vostra scuola, nel contesto di questa dura prova, rappresenta un segno di speranza. Prima di tutto perché è una scuola, cioè luogo educativo per eccellenza. E secondo, nello specifico, perché è un istituto tecnico-professionale, cioè prepara direttamente i giovani al lavoro; e proprio il lavoro, l’occupazione, è una delle vittime di questa pandemia. Dunque, siete un doppio segno di speranza. Ma se lo siete concretamente è perché, come ha detto la Dirigente, “non vi siete mai persi d’animo”. Questo è decisivo. Mi congratulo con voi!
In questi mesi mi sono arrivate notizie di diverse esperienze molto positive vissute da gruppi di insegnanti e studenti, in Italia e in altri Paesi. Esperienze che dimostrano che quando si incontrano la generatività degli insegnanti con i “sogni” degli studenti non c’è virus che possa fermarli! Voi ragazzi e ragazze avete dentro una forza, un desiderio che, se viene stimolato e accompagnato con saggezza e passione dagli adulti, porta frutti sorprendenti. Lo diceva bene la Dirigente: c’è bisogno di docenti che siano “maestri” nel senso più nobile del termine.
In particolare, il vostro Istituto mette in risalto il legame tra l’apprendere e il fare, tra lo studio e l’operatività, tra la “testa” e le “mani”. Ne manca uno: il vostro cuore. I tre linguaggi: quello della testa, quello del cuore e quello delle mani. Per arrivare a quella coerenza per cui si pensa quello che si sente e si fa, si sente quello che si pensa e si fa, si fa quello che si sente e si pensa. Quella coerenza totale… E queste tre dimensioni devono sempre interagire nella scuola, come sono connesse nella persona, nel cammino della vita. Testa, cuore e mani: un circolo da tenere sempre aperto e dinamico.
La dimensione relazionale tra voi studenti, e anche con gli insegnanti, è stata penalizzata nei lunghi mesi della didattica a distanza. Ora vi auguro di poterla riprendere pienamente. Ma vi invito anche a imparare da questa mancanza: che, in un certo senso, questa esperienza negativa possa insegnare qualcosa, cioè proprio l’importanza della relazione interpersonale reale, non virtuale. Voi ragazzi e ragazze siete figli della società digitale, che ha aperto nuove vie alla conoscenza e alla comunicazione; ma sappiamo bene ormai che c’è il pericolo di chiudersi in sé stessi e di vedere la realtà sempre attraverso un filtro che solo apparentemente accresce la nostra libertà. L’esperienza della pandemia, con questa “astinenza” dalle relazioni amicali, possa stimolare in voi, che ne siete consapevoli, un maggiore senso critico nell’uso di questi strumenti; perché restino tali, cioè strumenti, soggetti alla nostra intelligenza e volontà.
E un’altra cosa voglio dirvi: sicuramente voi avete sentito tante volte: “i giovani, dobbiamo curare i giovani perché sono il futuro”. Niente: voi siete il presente, voi siete il presente. Non bisogna pensare di spostarsi verso il futuro: sarete il futuro se sarete il presente. Voi siete il presente nella società. Senza i giovani, una società è quasi morta. Voi siete presente perché portate vita nuova. Non dimenticare questo.
Carissimi, vi ringrazio ancora per la vostra visita. Vi auguro di concludere bene questo anno scolastico – manca poco! –, non solo sul piano dei voti, ma anche e soprattutto su quello dei volti! Che ognuno di voi senta il desiderio di ringraziare Dio per l’opportunità della scuola: luogo dove crescere con la testa, con le mani e con il cuore; luogo dove imparare a vivere le relazioni in modo aperto, rispettoso, costruttivo; luogo per diventare cittadini consapevoli e responsabili. Vi benedico e vi accompagno con la preghiera. E anche voi, per favore, vi chiedo di pregare per me. Grazie!