“Educare ancora, educare sempre”
Un decalogo per l’educazione
L’educazione della persona è parte essenziale della missione della Chiesa; edu- cando, in maniera unica essa vive e condivide la gioia del Vangelo che ha ricevuto.
L’educazione è un’opera complessa che si sviluppa in ambiti, figure e ambienti diversificati. In essa la relazione occupa un posto determinante, perché al suo cen- tro sta la persona che cresce e che chiede di essere orientata e accompagnata in «un cammino di libertà che porta alla luce quella realtà unica di ogni persona, quella realtà che è così sua, così personale, che solo Dio la conosce» (Christus vivit, 295).
La Chiesa sa di avere alleati in tante persone e istituzioni; essa stessa vuole met- tersi a servizio dell’educazione di tutti, offrendo la sua originale visione della perso- na umana, della vita e della società, entrando in dialogo con quanti hanno a cuore il bene comune. A muoverla è una “speranza affidabile” in quel Dio che, donando- ci di educare, ci rende suoi collaboratori nell’opera della creazione attraverso l’amore che salva.
Vogliamo indicare di seguito alcuni punti per disegnare quel «nuovo umanesimo in Cristo Gesù» indicato da papa Francesco sotto la cupola del Brunelleschi, a Fi- renze, il 10 novembre 2015. «Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo». È, questo, uno dei cardini della pedagogia cristiana: educare alla fede fa crescere un’umanità piena e riuscita.
La Chiesa prende la parola nel campo dell’educazione e la indirizza oltre i propri confini, consapevole – come ricorda papa Francesco – che «solo cambiando l’educazione si può cambiare il mondo».
1. Crescereededucarenelcambiamentod’epoca
Viviamo in un mondo saturo di informazioni e in una babele di linguaggi. Tra i primi sono gli educatori ad esserne interpellati, perché hanno la responsabilità di es- sere veri “testimoni” e “maestri” per guidare chi viene loro affidato nei labirinti del nostro tempo. Senza cedere alla tentazione di ridurla a ricettario di “istruzioni per l’uso”, l’educazione distingue fini e mezzi, indicando i primi e utilizzando i secondi con competenza e senso critico. Educare significa praticare e insegnare l’arte del di- scernimento, tanto più di fronte alla sfida della rivoluzione tecnologica (e digitale), della quale comprendere il senso per imparare a dominarla più che ad esserne do- minati; una proposta educativa improntata a un “nuovo umanesimo” apprezza l’apporto della tecnologia senza perdere di vista il bene integrale della persona.
2. Chiamati ad educare
Educare è vocazione umana fondamentale. È pressante il bisogno di persone conquistate dalla bellezza del compito educativo, che si dedichino alla crescita di
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bambini, ragazzi e giovani venuti alla ribalta della vita e che, a tale scopo, scelgano di formarsi e di farlo permanentemente. Non si nasce educatori, seppure siano im- portanti predisposizioni o, addirittura, carismi. Un adulto (genitore, insegnante, ca- techista, animatore, allenatore, istruttore, ecc.), consapevole della propria respon- sabilità educativa, si prende cura anzitutto di sé e della propria formazione; solo co- sì diventa persona equilibrata e matura, testimone di vita ed educatore competente. Veri educatori sono persone autentiche e umili, autorevoli e capaci di mettersi in ascolto.
Per molti adulti sono forti le tentazioni della delega e della rinuncia educativa, mossi magari da un senso di inadeguatezza. Poiché “non si può non educare”, un adulto sa trovare il coraggio della propria responsabilità e del compito di aiutare e sostenere le nuove generazioni. La Chiesa accompagna con convinzione questo impegno educativo diffuso, che custodisce il presente e prepara il futuro prendendo- si cura di chi sta crescendo nutrendolo con l’esempio di adulti maturi.
3. Educare è generare il nuovo
Educare è una scommessa sul futuro, promozione di novità, apertura al cam- biamento. Ogni educatore fa suo un atteggiamento positivo, fiducioso nelle poten- zialità delle nuove generazioni e nella loro capacità di costruire un futuro migliore.
L’educazione è un processo generativo, aperto sul nuovo e mirante alla crescita della persona nella sua totalità e allo sviluppo di tutte le sue migliori potenzialità. L’educazione è un atto creativo che genera il nuovo.
Perciò la prima virtù dell’educatore è la speranza; non la speranza ingenua che alla fine le cose si aggiusteranno come per magia, ma quella speranza affidabile fondata su Qualcuno che non delude.
4. La persona è il fine unico dell’educazione
La persona è il centro e il fine dell’educazione; non può mai diventare il mezzo di un progetto educativo sia pure animato delle migliori intenzioni.
L’educazione non è uno sviluppo solo intellettuale ma un processo che investe l’intera persona. Ogni educatore è consapevole di essere il mediatore di un umane- simo centrato sulla promozione di ciascuna persona per quello che è e per quello che può diventare. Fondamento di ogni azione educativa è l’amore. Amare chi si educa vuol dire rispettare la sua libertà e farne al tempo stesso il fine e il mezzo dell’azione educativa: educare con libertà alla libertà. Solo così viene riconosciuto il valore della persona da educare, alla cui disposizione l’educatore si pone con spirito di servizio. La stessa educazione religiosa, compito proprio della Chiesa, si fonda sulla libertà personale, senza la quale essa finirebbe per tradire la natura della per- sona: la religione è per l’uomo e non l’uomo per la religione.
5. L’educazione è relazione
Se il centro dell’azione educativa è la persona, l’educazione è essenzialmente re- lazione tra persone, ognuna delle quali deve prendersi cura di sé e dell’altra. Sper-
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sonalizzare l’educazione significa snaturarla, cosificarla, trasformarla in azione tec- nica o strumentale, chiusa all’apertura generativa nei confronti dell’altro e della realtà tutta.
La relazione educativa non isola le persone coinvolte, poiché si colloca in un de- terminato contesto di tempo e di spazio; essa si svolge all’interno di una rete di re- lazioni significative che danno forma a luoghi e ambienti e a sua volta ne risente. Essa ha come fine la fraternità, alla quale l’educazione si apre e conduce, fino a contemplare la relazione con l’Altro, l’Assoluto, il Trascendente, sempre presente come confine delle esperienze umane e al tempo stesso condizione della piena e au- tentica realizzazione della persona.
6. Solo una comunità educa
Non ci si educa e non si educa da soli. L’educazione è il risultato dell’azione congiunta di una molteplicità di ambienti e contesti; non è realistico immaginare di prevenire o limitare gli effetti educativi mediati, oggi, da attori spesso incontrollabi- li.
La prima comunità educante è la famiglia. La sua attività generativa ed educati- va è un riflesso dell’opera creatrice del Padre. Alla famiglia spetta il primario diritto e dovere dell’educazione dei figli; con essa sono chiamate a collaborare la Chiesa e tutte le altre agenzie educative e sociali.
È noto il proverbio africano: “per educare un bambino ci vuole un villaggio”. Tutti siamo coinvolti nell’impegno educativo e ne portiamo una responsabilità che non può essere delegata solo ad alcuni. È indispensabile recuperare lo spirito di comunità, oggi potentemente minacciato dall’individualismo. Al sospetto nei con- fronti di educatori e agenzie educative deve sostituirsi la reciproca fiducia, che con- senta di stabilire nuove e fattive alleanze educative: tra le diverse generazioni, tra famiglia e scuola, tra società civile e istituzioni, tra Chiesa e territorio, tra singoli e gruppi.
7. Educare sempre
Il processo educativo dura tutta la vita (lifelong learning) e coinvolge ogni contesto di vita (lifewide learning). L’educazione si compie sempre e in qualsiasi ambiente: formale (nelle istituzioni dedicate), informale (nell’esperienza quotidiana) e non formale (scelta volontariamente). Ogni esperienza di vita può essere fonte di educa- zione personale, perciò richiede grande attenzione (da parte del potenziale educato- re) e disponibilità (da parte del potenziale educando).
L’educazione non è tutto, ma tutto ha bisogno di educazione e contribuisce ad essa: il lavoro, la politica, l’economia, la sanità, la scienza, la comunicazione, lo sport, l’arte. Anche la Chiesa deve scoprire sempre nuove modalità di evangelizza- zione e di educazione, nella fedeltà costante al messaggio evangelico.
8. Educare con un progetto
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Anche se esistono contesti di educazione informale, l’educazione non può essere un’azione casuale: occorre un progetto preciso, frutto di una esplicita intenzionalità educativa, senza il quale gli effetti rischiano di essere diversi, se non opposti, da quelli attesi.
La missione educativa della Chiesa abbraccia innanzitutto il compito di annun- ciare il Vangelo; in essa ognuno viene educato ai valori del bene, del vero e del bel- lo. La sua opera educativa è efficace solo se essa agisce come una vera comunità. L’educazione offerta dalla Chiesa è offerta indivisibilmente alla persona e al creden- te, cerca la pienezza della sua umanità.
9. Abbiamofiducianellascuola
La scuola attraversa da tempo un periodo di crisi, che le fa perdere identità e pre- stigio sociale: in una società mediamente alfabetizzata, l’istruzione di base offerta dalla scuola non fa più la differenza e tende ad essere svalutata. La comunità cri- stiana intende dare fiducia alla scuola, sostenere la sua credibilità, stringere con essa un’alleanza educativa basata sulla reciproca stima, eliminando distanze e forme di reciproco sospetto. Non si tratta di “occupare” la scuola, ma di restituirle il ruolo sociale che merita, essendo rimasta uno dei pochi presìdi culturali in una società che non sembra credere al valore della cultura.
10. Ampliare la missione educativa delle comunità cristiane
Le comunità cristiane legano spesso la loro azione educativa ad alcuni momenti tradizionali (preparazione ai sacramenti, catechesi ai più piccoli, omelia domenica- le), trascurando la formazione permanente di cui, oggi più di ieri, c’è incondiziona- tamente bisogno. In un vuoto educativo generalizzato le comunità cristiane (par- rocchie, istituti religiosi, associazioni, movimenti, gruppi) sono chiamate a riscopri- re la loro funzione educativa e ampliare la loro offerta con iniziative di formazione permanente: percorsi di formazione biblica e teologica, corsi di formazione etica e politica, attività educative rivolte ai genitori, proposte educative rivolte ad adole- scenti e giovani, ecc. La stessa pratica del volontariato chiede di essere accompa- gnata da proposte di riflessione e formazione per non scadere in un generico attivi- smo. La formazione offerta dalla comunità cristiana non si può limitare alla sfera religiosa ma si deve aprire, con provata competenza, a tutta la realtà umana. In questo contesto si colloca anche la missione della scuola cattolica e delle altre isti- tuzioni formative cattoliche o di ispirazione cristiana, fino all’università. Esse sono il segno concreto di una azione corale di tutta la Chiesa che, al termine del decen- nio pastorale dedicato a “Educare alla vita buona del Vangelo”, è ancora più con- sapevole della necessità e della bellezza di educare ancora e di educare sempre.
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