Questa mattina (domenica 12 febbraio), presenti le catechiste, ho proposto una riflessione al gruppo di ragazzi e ragazze che riceveranno la cresima il prossimo 30 aprile.
Passate per la porta stretta … con Me!
Oggi conosciamo tanti modi di vivere, che troviamo pubblicizzati nei mezzi di comunicazione. Gesù ci insegna un Suo modo di vivere, differente da quello di altri. Non invita, ad esempio, a scegliere la via più facile (la “porta larga”) – “Non ti va di studiare: non farlo!”, “Non ti va di stare attento a scuola, pensa ad altre cose!”, “Non ti va di seguire quello che ti consigliano i tuoi genitori, fa’ quello che ti pare!”, “Non vuoi dire la verità, perché altrimenti non potresti fare quello che desideri: di’ una bugia!” –: il mondo insegna, appunto, a scegliere la via più facile, senza riflettere abbastanza se è la più giusta in quel momento.
Gesù, invece, dice di passare “per la porta stretta” (Lc 13, 24), di non evitarla! Desidera che i “suoi discepoli” siano missionari e per questo devono essere ben preparati, allenati ad affrontare le “cose difficili”, solo così infatti sapranno “rimanere in piedi” e non crollare nonostante gli avvenimenti drammatici che la vita o gli altri ci riservano; saranno cioè persone mature.
Uno sguardo rapido alla natura
Nella natura c’è una legge (che vi ha messo Dio stesso) per cui una realtà diventa un’altra – potremmo dire che muore – senza lamentarsi o protestare: il giorno cede il passo alla notte, la gemma diventa frutto, il bruco si trasforma in farfalla, il fiume si perde nell’immensità del mare, il chicco di grano che marcendo diventa spiga e porta frutto… Una legge non scritta, che possiamo verificare e studiare.
Anche nell’uomo e nella donna è così, ma a differenza del resto della creazione i cambiamenti accadono se li accettiamo e li vogliamo. Hanno un ruolo decisivo qualità come l’intelligenza, la volontà… Può accadere, quindi, che qualcuno non voglia diventare ragazzo/a o persona adulta, ma rimanere bambino/a, e questo succede quando non si vuole affrontare il rischio della novità, quando si ha paura di sbagliare e si sceglie di fare quello che conosciamo bene e di stare con le persone con le quali andiamo d’accordo e ci vogliono bene.
Chi fa così non diventa adulto, non porta i frutti che avrebbe potuto maturando: rimane una gemma e non diventa frutto, rimane fiume che non va al mare, rimane chicco di grano solo e non spiga.
Gesù cosa insegna sulla sofferenza?
Abbiamo capito che la maturità umana (e/o cristiana) non dipende dall’età (“Siccome ho 18 anni sono maturo”; “Dato che ho 56 anni, sono maturo”; …), ma da come si sono affrontate e vissute le difficoltà! Il Signore non ce le evita, ma ci offre una regola di vita, che è importante apprendere per imparare a vivere bene e anche per completare l’iniziazione cristiana: una regola che si può imparare se la si mette in pratica; una regola che può insegnare, in particolare, chi cerca di metterla in pratica, con umiltà e semplicità.
Vediamo allora alcuni elementi della regola di vita che Gesù consegna ai suoi discepoli e a noi.
Gesù parla della sua morte e risurrezione
Gesù desidera preparare i suoi discepoli alla morte e risurrezione. Desidera che superino lo scandalo e la paura per quanto gli accadrà. E secondo i vangeli di Matteo, Marco e Luca (“Vangeli sinottici”: raccontano i fatti quasi nel medesimo modo con leggere differenze e brani originali in Matteo e Luca) lo fece tre volte (Mc 8, 31-33; 9, 30-32; 10, 32-34).
Gesù invita a rinnegarsi e a seguirlo portando la propria croce
E dopo l’annuncio della morte-risurrezione, spiega le condizioni necessarie per seguirlo: «Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà […]» (Mc 8, 34-35).
Ecco allora alcuni primi elementi importanti: RINNEGARE SE STESSI, PRENDERE LA CROCE e SEGUIRE GESÙ. Dire di sì a quello che insegna Gesù e dire di no al maligno come accade nel giorno del Battesimo, accettare di essere derisi perché crediamo, perché andiamo a Messa, perché andiamo a un gruppo in parrocchia, senza vergognarsi, scoraggiarsi e impaurirsi.
Nel Vangelo di Giovanni Gesù disse ai Dodici: «“Volete andarvene anche voi?”», perché molti lo stavano abbandonando e gli rispose Pietro: «“Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”» (Gv 6, 67-69). Gesù aveva portato Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor e videro la sua trasfigurazione; intuirono cosa fosse la risurrezione (cf. Mc 9, 2-8)
Altre indicazioni le troviamo nel Vangelo di Luca: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (Lc 13, 24); «Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. […] chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14, 25-27. 33). Amare Dio più di tutto e persino di quello che ci è più caro o ci attira, come la ricchezza: un pericolo perché ci rende ciechi e non ci fa vedere chi è povero. «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno di Dio» (Mc 10, 25).
E il Vangelo di Giovanni aggiunge:
«È venuta l’ora che il Figlio sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. […] “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”» (Gv 12, 23-25. 32).
«Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può far nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui» (Gv 14, 30-31).
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16, 20-22).
Con Gesù, non c’è tristezza e dolore senza una gioia più grande!
Come singoli e come popolo di Dio, vivendo il nostro Battesimo:
ci nutriamo dell’Eucaristia: moriamo e risorgiamo con Gesù (cf. Gv 6, 35. 51),
sperimentiamo la vita e la gioia di Gesù donandole a tutti (cf. Gv 10, 10b; 17, 13).