Carissimi presbiteri, diaconi e religiosi,

carissimi fratelli e sorelle che fate parte degli Organismi di Partecipazione Parrocchiali,

spero la presente vi trovi bene.

 

Viviamo la bella e delicata fase del ripartire di alcune attività pastorali.

Con i vicari foranei e gli Uffici Pastorali, e con l’approvazione finale dell’Arcivescovo, vogliamo proporvi alcuni piccoli passi comuni in un tempo che non ci consente una programmazione vasta e a lungo raggio.

 

Vorremmo tentare tutti insieme una lettura sapienziale del tempo che stiamo attraversando con l’aiuto di un testo prodotto dall’Ufficio Catechistico Nazionale, dal titolo “E’ risorto il terzo giorno” (allegato 1). Esso vuole aiutarci a rileggere il tempo della pandemia alla luce del Triduo Pasquale, cuore della nostra fede, che quest’anno abbiamo celebrato in modo del tutto singolare.

A questo testo trovate affiancato uno strumento di lavoro (allegato 2) verso il quale rimanete liberi: potete prescindere da esso, potete usarlo, scegliere una parte, integrarlo, modificarlo in base alla vostra realtà parrocchiale. L’importante è mantenere come riferimento comune il testo dell’Ufficio Catechistico. Tenendo presenti il questionario promosso dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute, vita e bioetica e (i cui esiti sono stati sintetizzati nel numero apposito del giornale diocesano la Voce Delle Marche che ha collaborato nel cammino di ascolto e formazione) e del questionario ancora in corso promosso dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del lavoro, concernente soprattutto gli aspetti socio – economici, nello strumento di lavoro ci siamo maggiormente concentrati sull’aspetto della religiosità e del modo di vivere e pensare la fede, nostro e della nostra gente. Vi chiediamo quindi la cortesia di mantenere una particolare attenzione ad esso, senza distoglierla dagli altri. Nei giorni che verranno vi invieremo ulteriori materiali o relativi al secondo questionario o lasciati alla vostra libera lettura e all’approfondimento personale.

 

Nel concreto:

–   Dedicheremo i mesi di settembre e ottobre a vivere in parrocchia, con gli Organismi di partecipazione parrocchiali (Consiglio Pastorale o di comunità e per gli Affari economici), e nelle forme che voi riterrete opportune, un discernimento comunitario su questo tempo secondo quanto indicato sopra

–        Nel mese di Novembre condivideremo in Vicaria quanto emerso nelle nostre parrocchie in un incontro con i parroci ed un rappresentante per ogni Consiglio Pastorale (il segretario, il moderatore o chi sceglierete voi)

 

Dopo questo tratto di strada cercheremo di nuovo con i Vicari Foranei e gli Uffici Pastorali di fare sintesi di quanto emerso e vedere insieme come continuare il cammino.

Nel salutarvi vi ringrazio per il prezioso servizio che rendete alla nostra Chiesa locale e alle vostre parrocchie, d. Giordano Trapasso

 

———————————————————-

Allegato 2

 

È tempo di ascoltare insieme la voce dello Spirito che Gesù ci ha consegnato sulla croce (Gv 19, 30) e nel Cenacolo (Gv 20, 22). Il compito dello Spirito è di far approfondire la verità di quanto accade”.

 

Parola di riferimento: il testo vuole aiutarci a rileggere il tempo della pandemia alla luce del Triduo Pasquale. Potremmo riferirci al Vangelo della tempesta sedata (Mc 4, 35-41) ripreso dal Papa nella preghiera del 27 Marzo o alle letture (qualcuna) legate al Triduo Pasquale.

Per il discernimento personale

Riguardo il tempo che abbiamo passato:

  • Quali situazioni, avvenimenti, incontri mi hanno parlato in modo particolare, in modo nuovo?
  • Quali paure hanno provocato in me, ma anche quali gioie e speranze hanno suscitato, quali desideri hanno ridestato?

Quanto è successo:

  • Che cosa mi ha fatto conoscere o riscoprire di Dio, di Gesù Cristo, della Chiesa, della Chiesa diocesana, della mia comunità, di me stesso, del mio cammino di fede? A che cosa personalmente mi richiama e a che cosa ci richiama come Chiesa? A quali “verità” ci riporta?
  • Quali conversioni suggerisce nella vita personale (nei miei stili di vita, nei criteri delle mie scelte …), nella pratica della mia fede (nelle mie considerazioni di Dio, di Gesù, della Chiesa, nella preghiera personale, nella partecipazione all’eucaristia, nelle mie relazioni, nella solidarietà verso i poveri), nella vita e nella azione pastorale della Chiesa diocesana e della mia comunità?

Per il discernimento comunitario

  • Cosa siamo diventati dopo questa pandemia, sia come comunità ecclesiale sia come comunità civile? A cosa siamo chiamati? Cosa possiamo diventare? Era normale il nostro modo di vivere prima? O forse Dio ci chiede proprio di non tornare a quella normalità, che fa a meno di Lui emarginandolo?
  • Con quali domande, dubbi, angosce, paure, desideri, speranze … la nostra gente è uscita dal lockdown e cammina in questo tempo? Cosa ci suggerisce lo Spirito attraverso di esse per il nostro annuncio del Vangelo a giovani e adulti?
  • Anche se a volte non sono mancate le difficoltà, le famiglie si sono rivelate spazi di relazioni nuove, vere e proprie «Chiese domestiche», nelle quali è fiorita la preghiera, la celebrazione del tempo di Pasqua, la riflessione e le opere di carità. Anche così si sono riscoperti quel sacerdozio battesimale e quel culto spirituale che non sempre ricevono il giusto spazio nella vita delle nostre parrocchie”. È avvenuto così anche per le famiglie della nostra comunità parrocchiale? Quali scelte per offrire il “giusto spazio” all’esercizio del sacerdozio battesimale e per incentivare l’ascolto della Parola e la preghiera in famiglia?
  • La sofferenza, che in quanto tale non va mai cercata e procurata, può diventare una scuola. Nelle vicende drammatiche di un evento che non abbiamo scelto ci è data la possibilità di entrare con umiltà per purificare il nostro sguardo e la nostra stessa fede”. Cosa abbiamo imparato o possiamo imparare come comunità dalla scuola della sofferenza di questo tempo? Cosa purificare nel nostro sguardo e nella nostra vita di fede?
  • Nel silenzio del Sabato santo è emerso un altro atteggiamento scomposto: la tentazione del miracolo. Alcuni gesti, che poco hanno a che vedere con l’umile purezza della liturgia, svelano piuttosto la fatica di rimanere nel sepolcro, condividendo le domande e le ansie di ogni persona di fronte alla morte, accettando di rivolgersi con maturità e toni sommessi al Dio che è onnipotente nell’amore”. “È vero, nella rete circola anche molta spazzatura, anche religiosa, forme di devozionalismo selvaggio” (Conferenza Episcopale Campana). Si sono manifestate anche nelle nostre comunità forme di devozionalismo immaturo? Riteniamo che le nostre comunità parrocchiali vadano ulteriormente educate all’ascolto e alla riflessione sulla Parola di Dio, a pregare con la stessa Parola? Riteniamo importante accompagnarle in riflessioni sagge e mature? Come?
  • L’esperienza di questo tempo ha riproposto con forza un altro importante aspetto del sabato santo: il digiuno eucaristico. … Lo stretto legame tra il corpo eucaristico e il corpo ecclesiale – da cui la celebre espressione «L’Eucaristia fa la Chiesa» – si è mostrato una volta di più vero, per quanto vissuto nella forma della mancanza. … Ma la scena era insolita: da una parte il corpo eucaristico veniva ripresentato sull’altare dai presbiteri; dall’altra il corpo ecclesiale, nella sua forma assembleare era costretto a rimanere lontano dall’altare, dalla mensa e dalla comunità. Si trattava di una separazione innaturale …”. Come è stato vissuto il digiuno eucaristico nella vostra parrocchia? Come valutate gli effetti delle celebrazioni su streaming sulla vostra comunità? Quali benefici? Quali limiti? Riteniamo debba essere con forza ripresentato il senso ecclesiale della celebrazione eucaristica e dei sacramenti? Come? Come è apparso ai vostri occhi il corpo di Cristo uscito dal sepolcro, dopo il lockdown? Vanno ritessuti i legami? Ha bisogno di cure? Come ne sono uscite le membra più deboli (anziani, persone sole, infermi …)? Abbiamo famiglie che hanno perso qualcuno sotto il lockdown da accompagnare nell’elaborazione del lutto? Se le celebrazioni su streaming hanno intercettato persone che ci hanno seguito e che non partecipano mai alle celebrazioni comunitarie, come continuare ad accompagnare la loro ricerca religiosa? Conosciamo persone o famiglie direttamente toccate dal Covid? Si sono reinserite serenamente nel tessuto sociale e nelle relazioni comunitarie? Il necessario rispetto delle norme di distanziamento è stato accompagnato, anche nei confronti di chi è stato contagiato, da atteggiamenti discriminatori e di chiusura? Quali scelte a servizio della bellezza dell’essere comunità?
  • Vedete emergere nel vostro territorio nuove forme di disagio e povertà, a diversi livelli? Quali risposte costruire insieme, anche nel dialogo con le istituzioni? Come promuovere l’ascolto e una maggiore prossimità?
  • Qualcuno ha definito questo virus “sovrano” perché ha reso inutili barriere e confini, a tal punto che l’epidemia è diventata pan-demia. Abbiamo visto la non opportunità di risposte solo locali e differenziate da Stato a Stato in una situazione che forse ci chiedeva di reagire insieme e di assumere misure comuni. Di fronte alle nuove sfide che ci interpellano non sarà opportuno, tra parrocchie della stessa città o di territori omogenei, rispondere insieme e non ognuna da sola nei propri confini? Non può essere un orizzonte che lo Spirito ci sta suggerendo?