Lunedì 18 maggio, in coincidenza con la ripresa in Italia delle celebrazioni dei sacramenti con il popolo, ricorderemo il centenario della nascita di san Giovanni Paolo II, di cui lo scorso 2 aprile abbiamo fatto memoria dei 15 anni della “partenza” da questo mondo. In chi lo ha proposto o permesso, non so se era noto questo fatto. Ma ora lo è divenuto per tanti. Come dimenticare il 13 maggio 1981, giorno dell’attentato subito in Piazza Pietro? Non solo per l’impatto che ebbe sui media di tutto il mondo, ma anche perché da quel male oggettivo è scaturita una riflessione che ha sollecitato il Papa a scrivere la Salvifici doloris (11 febbraio 1984), Lettera apostolica sul senso cristiano della sofferenza umana: “Questo è il senso veramente soprannaturale – si dice quasi alla fine del testo – ed insieme umano della sofferenza. È soprannaturale, perché si radica nel mistero divino della redenzione del mondo, ed è, altresì, profondamente umano, perché in esso l’uomo ritrova se stesso, la propria umanità, la propria dignità, la propria missione” (n. 31).